
(Sulla spiaggia, il vento del nord soffia. Il re posa la corona sulla sabbia. Davanti a lui, l’oceano ribolle e si infrange.)
CANUTO:
Mare possente, antica creatura che non conosce re…
Quanti uomini hai visto sorgere e cadere, quanti nomi hai cancellato dalle pietre?Dicono che io comandi su tre regni — Inghilterra, Danimarca, Norvegia —
che il mio volere sia legge e che la mia voce muova eserciti.Ma tu, mare, non ti pieghi né all’acciaio né alla corona.
Quando ordino ai miei uomini, essi si inchinano.
Quando ordino a te… tu ridi, e mi bagni i piedi.(Sorride, amaro.)
Così imparino i miei cortigiani che nessun uomo è sovrano sulla creazione.
Il potere che abbiamo è solo prestato, come il fiato che ci tiene in vita.Un giorno, come mio padre prima di me, tornerò alla terra,
e tu continuerai a cantare la tua canzone di sale e tempesta.Tu eri qui prima di Canuto, e sarai qui dopo Canuto.
Ma oggi — oggi, mentre il vento porta il profumo del mio regno —
io ti saluto, mare del Nord, come fratello e non come servo.(Si piega, raccoglie la corona e la guarda a lungo.)
Che il mondo impari: non c’è grandezza più alta della consapevolezza del proprio limite.
Solo chi riconosce la forza del mare può davvero regnare sulla terra.(Si allontana lentamente, mentre le onde lambiscono il trono abbandonato sulla riva.)