Dal 6 al 26 ottobre, il Museo Diocesano d’Arte Sacra di Sarsina accoglie la mostra di icone “Egli è la nostra speranza”, un percorso di bellezza e spiritualità organizzato in occasione dell’Anno Giubilare. L’esposizione, a ingresso libero, offre ai visitatori un itinerario contemplativo attraverso la bellezza dell’arte iconografica cristiana, nella convinzione che la bellezza stessa possa diventare strumento di fede e di incontro con Dio.
La mostra è stata inaugurata sabato 11 ottobre, alle ore 10, presso la Basilica Concattedrale di Sarsina, alla presenza del vescovo Antonio Giuseppe Caiazzo, di don Rudy Tonelli e di don Gianluca Busi, con interventi che hanno sottolineato la centralità dell’icona come esperienza viva di preghiera e di contemplazione.

“L’icona ci obbliga alla contemplazione”
Nel suo saluto iniziale, don Rudy Tonelli, parroco di Sarsina, ha ricordato che “la mostra ci porta in una dimensione della vita più bella e più vera. L’icona ci obbliga a fermarci, a cogliere quella luce divina che nutre il cuore”.
Le opere esposte sono recenti creazioni degli studenti della Scuola di Iconografia di Seriate (Bergamo): scene bibliche, volti di Cristo e dei santi che invitano all’ascolto silenzioso e alla preghiera interiore. “Il rischio oggi — ha aggiunto don Tonelli — è quello del mordi e fuggi, di essere solo sfiorati dal Mistero che dà pienezza alla vita. L’icona, invece, ci chiama a restare, a contemplare.”
Il vescovo Caiazzo: “Riscopriamo la fede attraverso l’arte”
Il vescovo di Cesena-Sarsina, mons. Caiazzo, ha espresso il proprio amore per l’arte delle icone, “che non solo si guarda, ma si legge. Ogni icona ha bisogno di essere capita e incarnata nel proprio vissuto. Dietro l’immagine si cela una realtà viva, una presenza reale che accende in noi il desiderio di pregare. Riscopriamo la nostra fede anche attraverso l’arte delle icone, che ci parla del volto misericordioso di Dio”.
Don Busi: “La speranza è restare quando tutto si fa difficile”
Il teologo e iconografo don Gianluca Busi, di Bologna, ha approfondito il tema “L’iconografia della speranza nella Chiesa antica”, offrendo un percorso storico dal cristianesimo delle origini fino all’arte michelangiolesca. “San Paolo — ha ricordato — ci insegna che la speranza non è evasione, ma resistenza: è restare quando le cose diventano difficili.”
Le prime comunità cristiane, così come gli artisti delle epoche successive, hanno espresso questa speranza nella luce dei volti, nei colori della resurrezione, nei gesti di Cristo che rialza e consola.
“Egli è la nostra speranza”: un progetto internazionale
In collegamento da Mosca, Giovanna Parravicini e Olga Shalamova, rispettivamente docente e iconografa della scuola di Seriate, hanno raccontato la genesi del progetto:
“Tutto è nato dal desiderio di rispondere all’invito di Papa Francesco — ha spiegato la Parravicini — di rappresentare, attraverso le immagini, la virtù cristiana della speranza. La risposta è nel titolo stesso: Egli è la nostra speranza, perché è Cristo l’autore e la fonte della speranza.”
“Ogni icona — ha aggiunto Shalamova — è un incontro personale con Gesù. Gli artisti hanno unito fedeltà alla tradizione e libertà interiore, lasciando che ogni immagine riflettesse qualcosa di unico e personale. Nell’icona, al primo posto, c’è sempre Cristo.”
La bellezza come via alla fede
Dagli interventi è emersa una convinzione condivisa: la bellezza è una via privilegiata per incontrare Dio. Nessuna religione, è stato detto, ha espresso tanta bellezza quanto il cristianesimo, perché nella sua arte si manifesta la certezza che Dio è presente e si lascia riconoscere.
L’icona diventa così una finestra sull’eterno, uno strumento di evangelizzazione e contemplazione, un possibile modello per una nuova stagione dell’arte sacra nelle nostre chiese.
📍 Museo Diocesano d’Arte Sacra di Sarsina
📅 Fino al 26 ottobre 2025
🕙 Orari di visita: tutti i giorni, domeniche comprese, dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 15:00 alle 17:00
🎟️ Ingresso libero
Una mostra che invita a fermarsi, a guardare e a credere: perché la speranza ha un volto, e quel volto è Cristo.