Il PLR cantonale vuole evitare la rotta di collisione a cui lo invita Ignazio Cassis

Vale la pena spendere la serata a un Comitato cantonale di partito, sopratutto quando un consigliere federale viene a tastare il polso ai suoi compaesani, oltre che ai suoi compagni politici. 

Ignazio Cassis è venuto fino a Camignolo per convincere il PLR ticinese ad abbracciare la sua politica filo-europea. Non ci è riuscito. 

È crollato alla prima domanda che gli ha posto l’assemblea, dopo la sua attenta esposizione delle ragioni del Governo federale: “Ma vale la pena di legarsi mani e piedi all’Europa, mentre sta perdendo un pezzo alla volta?

L’Europa e il PLR, sia ticinese che svizzero, hanno lo stesso problema: quello di diventare completamente irrilevanti. È forse per questo che Cassis si è dimostrato da un lato così persuasivo nel perorare le sue ragioni, e dall’altro così nervoso – addirittura irritato – quando una semplice, ovvia, domanda ha messo in questione la direzione intrapresa. 

Le sue ragioni però sono solo queste: “non abbiamo altra scelta“, “rischiamo il nostro benessere“, “se chiudiamo le frontiere, un franco varrà solo 60 centesimi“, “la politica non può niente quando l’economia comanda“, “decide il mercato“.  Ma allora perché viene per cercare di convincere la base? Se è tutto già scritto? 

E poi la rassicurazione: “abbiamo tutte le garanzie che vogliamo, ma un po’ di sovranità dobbiamo pure sacrificarla“. 

L’acme l’ha raggiunto con questa affermazione (testuale): “noi non stiamo bene perché Dio ci vuol bene, ma perché i nostri antenati hanno fatto buone scelte“. Quali antenati? Quelli che hanno accolto a braccia aperte Napoleone e il suo laicismo di Stato? Quelli che sono emigrati durante la Grande Depressione? Quelli che hanno collaborato coi Nazisti? Quelli che hanno sfruttato il miracolo del dopoguerra per derubare a man salva il fisco dei nostri vicini? 

A nostro sommesso avviso, l’unica domanda sensata rispetto al tema in oggetto – il rapporto Svizzera-UE – sarebbe invece stata: “ma noi chi siamo? a cosa teniamo di più?

Mentre si assisteva a questa sonante sconfitta delle ragioni governative di Berna, si sono venute a sapere alcune interessanti cose: 

  •  il governo ticinese – per bocca di Christian Vitta che lo rappresentava – chiede che qualunque decisione venga presa debba avere la maggioranza di popolo e Cantoni, come quando si propongono modifiche costituzionali. Non è questo il desiderio di Berna, a cui basta la maggioranza popolare, e perciò dovrà decidere il Parlamento. 
  •  le decisioni saranno prese singolarmente per i diversi pacchetti: una per rinnovare i Bilaterali Uno (libera circolazione, trasporti, socialità, università e ricerca) aggiornandoli al contesto “dinamico” odierno e una ciascuna per i temi più controversi e francamente pericolosi (energia, sanità e alimentazione). Così potremo rispedire al mittente le imposizioni più inaccettabili (le ultime tre) e discutere puntualmente su quelle di base.
  • Il diritto europeo non verrà ripreso “meccanicamente” dalla Svizzera ma “dinamicamente”, cioè in caso non lo volessimo adottare, potremo evitare di adottarlo. Ma Cassis aggiunge subito: “poi ne subiremo le conseguenze“. Il Tribunale Arbitrale previsto dai Bilaterali rivisti e corretti sarebbe indipendente dalla Corte europea, salvo per chiarimenti sul diritto europeo stesso. Ma di quei “chiarimenti” dovrebbe poi, nella sua totale indipendenza, tenere conto. Quest’ultimo chiarimento è venuto da Rita Adam, ambasciatrice a Bruxelles, pure presente alla serata. 
  •  il PLR, in particolare quello svizzero, è terrorizzato dal rischio, se dovesse schierarsi con eccessivo entusiasmo a favore dei Bilaterali “dinamici” con l’Europa, di perdere più consensi dell’altro partito storico, Il Centro: “se perdessimo anche solo un punto più di loro, sarebbe la fine“. Cioè, si sono già rassegnati all’irrilevanza, senza neppure combattere. 

Questo ultimo punto risulta dall’impostazione stessa del problema, intrapresa dai relatori locali – Alessandro Speziali, presidente del PLR nostrano – il quale ricorda come oltre all’Europa la Svizzera abbia rapporti privilegiati con la Cina. Con la Cina?!? Certo, con la Cina. Perché gli USA, in particolare dopo il 5 novembre scorso, non piacciono più tanto. E il 39% di tariffe! Invece con la Cina… abbiamo potuto influire culturalmente, in materia di diritti umani, ad esempio. Se a questo punto l’attonita assemblea non è eruttata in un’omerica risata, è solo perché è stata presa del tutto alla sprovvista. 

Insomma il PLR è pieno di buone intenzioni ma è lontano dalla realtà, almeno tanto quanto il manipolo di ProPal – sempre gli stessi, che siano a Lugano o a Camignolo, e sempre meno numerosi perché i fondi che li finanziano si stanno sciogliendo come neve al sole – che ha urlato attraverso i megafoni durante tutto il corso della riunione: “Liberatela!” Chi intendevano? Forse la Palestina, che ha appena concluso la pace con Israele? O forse l’attivista tedesco, che si fa chiamare Maja T. perché si identifica al femminile, ed è ancora in carcere in Ungheria?

In entrambi i casi, la realtà resta molto, molto lontana. Il PLR farebbe bene a tenerne invece conto, della realtà. 

Billy the Kid

Cassis