NAPOLI – 15 ottobre 2025.
La città è sotto stretta sorveglianza per l’apertura dell’undicesima Conferenza MED, ( Dialoghi mediterranei) promossa dal Ministero degli Esteri in collaborazione con l’ISPI – Istituto per gli Studi di Politica Internazionale.
Piazza del Plebiscito è completamente chiusa, metà di Piazza Trieste e Trento interdetta, e un vasto perimetro è presidiato da centinaia di agenti di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e reparti speciali.

Un apparato di sicurezza imponente accompagna l’arrivo delle delegazioni di oltre venti Paesi, tra cui i ministri degli Esteri di Iraq, Egitto e Siria, chiamati a discutere di sicurezza, energia e stabilità nell’area del Mediterraneo allargato.

Focus sulla sicurezza: tra cyberspazio e difesa comune

La giornata inaugurale è dedicata ai temi della cybersicurezza e della cooperazione per la sicurezza collettiva, in un contesto globale segnato da tensioni geopolitiche e minacce ibride.
Tutti gli incontri si svolgono a porte chiuse, secondo la Chatham House Rule, che permette di utilizzare le informazioni ma vieta di attribuirle ai partecipanti.

Una scelta che, se da un lato favorisce un dialogo libero e franco tra rappresentanti di governi e istituzioni, dall’altro limita drasticamente la trasparenza.
Le comunicazioni ufficiali vengono diffuse solo in forma sintetica e anonima, dopo essere passate attraverso più livelli di revisione: un vero e proprio processo di “distillazione dell’informazione”, dove ogni parola è filtrata prima di raggiungere l’opinione pubblica.

Accesso riservato: solo media partner e embedded

Nonostante la presenza di numerosi giornalisti accreditati presso la Farnesina, nessun media indipendente ha potuto assistere alle sessioni della prima giornata.
L’accesso è stato consentito solo ai media partner ufficiali, come ANSA e Corriere della Sera, in modalità strettamente controllata.

Tutti gli altri operatori della stampa, compresi i corrispondenti internazionali, sono rimasti esclusi dalle sale, potendo seguire soltanto le note stampa diffuse in tempo reale dalla sala centrale.
Secondo il programma, i media accreditati potranno entrare solo da domani, e soltanto per alcuni momenti pubblici.

Un evento dunque non segreto, ma di fatto inaccessibile, che solleva interrogativi sul grado di apertura e di trasparenza garantito in un appuntamento di rilievo internazionale.

Un filtro informativo senza precedenti

Il ricorso alla Chatham House Rule, pensato per favorire il dialogo tra diplomatici, si traduce in questa edizione della MED in una forma di controllo dell’informazione inedita per l’Italia.
Le notizie escono esclusivamente dopo una revisione accurata, private di contesto e di attribuzioni dirette.

Se da una parte ciò garantisce riservatezza, dall’altra rischia di produrre un’informazione parziale e mediata, che impedisce un racconto indipendente degli eventi e delle posizioni espresse dai partecipanti.

ISPI e Farnesina: un coordinamento complesso

L’organizzazione della Conferenza, gestita dall’ISPI in collaborazione con il Ministero degli Esteri, non è stata priva di intoppi.
Alcuni giornalisti segnalano disallineamenti tra le liste di accredito della Farnesina e quelle dell’ISPI: accrediti ufficialmente approvati non sarebbero stati riconosciuti ai varchi di sicurezza, con spiegazioni sommarie e rimandi burocratici.
Un cortocircuito organizzativo che ha reso l’accesso ancor più selettivo e frammentario.

Tra riservatezza diplomatica e diritto all’informazione

La Conferenza MED di Napoli nasce con l’intento di “costruire un’agenda condivisa per il Mediterraneo”. Tuttavia, il modello organizzativo scelto – improntato alla massima riservatezza – riflette una tensione crescente tra diplomazia e trasparenza.

In un tempo in cui la sicurezza si estende anche alla sfera informativa, il confine tra protezione e controllo del racconto diventa sempre più labile.
L’impressione, oggi, è che la grande blindatura di Napoli non sia soltanto fisica: è anche narrativa.