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Julian Assange, asilo politico in Israele?

Se WikiLeaks non esistesse, Israele dovrebbe inventarlo. E’ una verità che non lascia posto ad alcun dubbio perchè l’intero pianeta, e non solo Israele, è schiacciato dalla minaccia nucleare iraniana.
A scriverlo oggi è il quotidiano israeliano Yediot Aharonot, secondo cui la nuclearizzazione iraniana non è il frutto della paranoia di Israele, come pretendono alcuni. E’ un fatto reale, un pericolo che toglie il sonno ai governi da Riyad a Mosca.

La questione del nucleare iraniano è il filo conduttore di centinaia di migliaia di documenti resi pubblici dal sito WikiLeaks, documenti da cui emerge che tutti, orientali ed occidentali, attendono che Israele e Stati Uniti facciano qualcosa per fermare il presidente Ahmadinejad.
Dai documenti rivelati da WikiLeaks emerge che l’Iran è la più grande minaccia, chiara ed immediata, per la stabilità mondiale e che tutti i governi devono collaborare per estirparla ed annientarla. Tutto il resto viene in secondo piano. Se il mondo vuole salvarsi (il mondo, non Israele) l’unica maniera è annientare il presidente iraniano e i suoi accoliti.

Il quotidiano Yediot Aharonot fa notare come sino ad oggi fra le migliaia e migliaia di documenti che WikiLeaks ha portato alla conoscenza del grande pubblico non ve ne è nemmeno uno che getti una luce sfavorevole su Israele.
Il premier Benjamin Netanyahou se ne esce relativamente indenne, così come anche il suo predecessore, Ehoud Olmert. Anche la dichiarazione di Meir Degan, capo dei servizi segreti israeliani, sulla necessità per gli Stati Uniti di incoraggiare la rivolta degli intellettuali e degli studenti iraniani viene iscritta in una visione di un mondo democratico e in una lunga esperienza in materia di rovescimento di regimi dittatoriali. Dopo anni di critiche, i ministeri israeliani degli esteri e della difesa possono finalmente tirare un sospiro di sollievo.

L’ideatore di WikiLeaks, Julian Assange, che a causa di quanto pubblicato dal suo sito rischia di essere incarcerato o addirittura ucciso, in Israele potrebbe venire accolto come un eroe. Per aver contribuito a svelare al mondo che Israele “non è il cattivo” potrebbe anche ricevere asilo politico, magari anche la cittadinanza israeliana.
Ma lui, Assange, non si fa trovare. Comunica con il mondo solo attraverso un sistema criptato, nascosto nel suo bunker da qualche parte in Gran Bretagna e malgrado in tanti lo considerino un “dead man walking”, un uomo morto che cammina, lui prepara la sensazionale uscita di gennaio 2011 : la pubblicazione on line di migliaia di documenti esplosivi che sveleranno i retroscena di “una grande banca americana” e che – promette – faranno scoppiare polemiche a non finire.
Sarebbe uno strano cittadino israeliano, Julian Assange, con la sua caparbia e ottusa tenacia che tanto lo fa assomigliare ad un kamikaze palestinese.

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Redazione

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