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PPD. Rinegoziamo gli accordi con l’Italia.

Se ragioni politiche impedissero alla Confederazione di chiedere la rinegoziazione dell’Accordo sui frontalieri che Berna riversi al Ticino la differenza del ristorno tra il 38.8% concesso all’Italia e il 12.5% concesso all’Austria, pari ad almeno 30 milioni di franchi. Oggi il Ticino versa ca. 50 mio. di franchi l’anno ai Comuni di frontiera del Nord Italia.

Il PPD Ticino scende in campo politicamente sul tema dei frontalieri, tema ampiamente dibattuto in questi mesi a suon di cartelloni e annunci sui giornali, sollevando moltissime polemiche ma senza fatti concreti in ambito politico. Ieri tramite un’iniziativa cantonale proposta da Fabio Regazzi, primo firmatario, Paolo Beltraminelli e Giovanni Jelmini, il Gruppo PPD chiede ufficialmente di rinegoziare l’accordo sui frontalieri, di rifondere al Ticino gran parte del ristorno dell’imposta alla fonte e cancellare la Svizzera dalla black list italiana.

Se la posizione del Canton Ticino – scrive il PPD – poteva essere sino a qualche anno fa più o meno analoga da un profilo finanziario a quella di altri Cantoni legati con accordi alla Francia e alla Germania, la stessa è profondamente cambiata da quando la Confederazione ha pattuito con l’Austria, per i Cantoni svizzeri confinanti, un accordo che prevede una tassazione svizzera di questi residenti in Austria per i redditi del lavoro, con un ristorno limitato al 12.5%.
La situazione del Cantone si è ulteriormente aggravata con la recente giurisprudenza del Tribunale federale che riconosce a ogni residente in Svizzera di un Paese UE che consegue più del 90% del suo reddito complessivo in Svizzera il diritto a tutte le deduzioni che sono concesse dalla legislazione tributaria cantonale e federale. Il Cantone potrebbe perdere parecchi milioni di franchi (ca. 20 mio.) di gettito di imposta alla fonte all’anno e dovrebbe assumere anche 30 funzionari per l’accertamento del reddito effettivamente conseguito in Svizzera ed in Italia. Inoltre, la richiesta del Ticino di essere compensato per gli svantaggi subiti a motivo di interessi nazionali superiori (legati alla mancanza di reciprocità dell’Accordo sui frontalieri) nell’ambito delle perequazione finanziaria è stata disattesa con la recente comunicazione che il Ticino riceverà nel 2011 46,46 milioni di franchi, una somma inferiore di 1,1 milioni rispetto al 2010. Oltre al danno, pure la beffa!

Ma anche la posizione elvetica si è deteriorata. Il mantenimento da parte italiana della Svizzera sulla black list dei cosiddetti “paradisi fiscali” crea un grave danno alla nostra economia, in particolare alle aziende che devono far fronte a nuovi obblighi d’informazione nei confronti del fisco italiano. Un numero sempre maggiore di aziende svizzere – conclude il PPD Ticino – è infatti sollecitato dai partner italiani a fornire loro informazioni finora non richieste. Questo crea un clima d’incertezza tra gli operatori svizzeri.

Sulla base di queste ed altre considerazioni, il PPD presenta l’iniziativa cantonale che si è avvalsa della collaborazione scientifca del prof. Marco Bernasconi e dell’economista SUP, Master of Advanced Studies in Tax Law Donatella Ferrari.

Redazione-cro

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  • A mio avviso bisognava essere più incisivi. E mi spiego:

    1. Sospendere il riversamento delle imposte.
    2. Su sollecitazioni Insubriche l'Italia ci toglie dalla black list
    3. Il Ticino riversa il 12.5%
    4. Berna, se vuole, riversa il 38.8%

    Temo purtroppo che ci sia stato un condizionamento da parte del signor Respini che ha fatto partorire una vaccata concepita da un buon proposito e una buona idea.

  • DlV
    Ok con il punto 1. Ma va fatto subito.
    Le regioni confinanti si dovrebbero preoccupare di salvaguarda il proprio gettito fiscale e, se non si dovessero accontentare del 12.5%, dovremmo continuare a trattenere il riversamento sino a che giungono a più miti consigli.
    Tremonti ha tutti gli interessi a tenerci sulla black list (i cui parametri sono inventati di sana pianti e possono essere modificati a dipendenza di come si sveglia alla mattina), ha bisogno di soldi, tanti, fa promesse ma lo sbugiardano dopo pochi giorni (http://thamaia.wordpress.com/2010/12/03/il-5-per-mille-dopo-la-fiducia-una-promessa-scritta-sullacqua/) perciò cosa gli resta? Attacca a destra e a manca. Perché la Svizzera? Ma perché siamo degli incassatori formidabili: il Ticino non sa farsi valere a Berna, i tempi si dilatano e il nulla di fatto è assicurato...
    Si potrebbe fare pressione sull'UE ma si sa già dove si va a finire.

  • ciao yago, a Berna hanno ancora la pancia troppo piena per "affamare" i nostri vicini. Sono convinti di essere bravi e furbi ma fanno solo danni.
    Il linguaggio del terzo millennio, con l'occidente fallito, è, giustamente come dici tu, il danaro. Ed avendo il danaro dovremmo ottenere ciò di cui necessitiamo invece paghiamo e siamo sempre ricattabili. Mettere i Comuni italiani di confine contro Roma di questi tempi non dovrebbe essere penalizzante, anzi con una campagna elettorale alle porte o comunque con questo "Governo" ottenere concessioni non dovrebbe essere difficile. Bisogna avere coraggio di farsi un baffo della diplomazia ed anche in questo caso, con la presenza della "black-list" italiana, non dovrebbe essere difficile decidersi.

  • I nostri sono stati tanto furbi da mettere in piedi Formika ben sapendo che la Svizzera sarebbe stata inclusa nella black list.
    Avanti così, agevoliamo tutti tanto la moneta di scambio è sempre la stessa: un calcio sui denti.

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