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Fondi argentini alla BRI di Basilea. Imbarazzo al DFAE.

L’Argentina è accusata da due società statunitensi di aver depositato decine di miliardi di dollari in Svizzera per sfuggire a creditori statunitensi. I circa 50 miliardi di dollari depositati dallo Stato argentino presso la BRI, la Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea stanno diventando per la Svizzera motivo di imbarazzo diplomatico.
Elliott Management e EM Limited, due fondi “sciacalli” di investimento statunitensi creditori dello Stato argentino, chiedono il sequestro di parte dei fondi che la Banca centrale argentina ha depositato presso la BRI. Le due società sono specializzate nell’acquisizione a basso prezzo dei debiti dei paesi emergenti per poi cercarne il rimborso tramite le vie legali. La richiesta di sequestro era stata convalidata dalle autorità di Basilea per poi essere bloccata in appello, lo scorso luglio, dal Tribunale federale.

E’ un conflitto che risale al 2002, quando l’Argentina si era detta incapace di rimborsare 132 miliardi di dollari ai suoi creditori. Allora erano entrati in scena Elliott Management e EM Limited e avevano rilevato obbligazioni dello Stato argentino per una frazione del loro valore effettivo.
Nel 2004 l’Argentina aveva versato presso la BRI di Basilea il 99% delle sue riserve in moneta estera e le due società statunitensi avevano scritto al Dipartimento federale degli affari esteri denunciando il comportamento del governo argentino, che non solo rifiutava di pagare i suoi debiti ma trasferendo presso la BRI i fondi miliardari ostacolava di fatto le procedure avviate dai creditori. Denunciavano anche il comportamento della BRI, che accettava senza remore depositi miliardari “privi di legalità”.
La denuncia contro la BRI era caduta nel vuoto in quanto la banca gode di una totale immunità grazie ai suoi statuti di organizzazione internazionale.
Nel suo decreto di luglio, pur riconoscendo che l’Argentina abusa dell’immunità concessa alla BRI per rendere inaccessibili i propri fondi ai creditori, il Tribunale federale aveva invocato il diritto all’immunità e non era entrato in materia. A questo punto le due società statunitensi si erano rivolte al DFAE: “La Svizzera ha ogni interesse nel risolvere questa incresciosa situazione che vede coinvolto lo Stato argentino – avevano dichiarato – perché non ha alcun interesse ad apparire come la cassaforte di uno Stato fallimentare.”

Per dimostrare che fanno sul serio, lo scorso ottobre Elliott Management e EM Limited avevano incaricato un team di avvocati di bloccare, al suo arrivo all’aeroporto di Washington, il presidente della Banca nazionale svizzera, Philipp Hildebrand e consegnarli un’ingiunzione a testimoniare, per obbligarlo a rilasciare informazioni sui conti argentini in Svizzera.
Invocando l’immunità diplomatica Hildebrand aveva ottenuto l’annullamento della convocazione. Non altrettanto bene è andata invece al direttore generale della BRI, lo spagnolo Jaime Caruana, che non potrà sottrarsi alla convocazione delle istanze giudiziarie statunitensi.

(Fonte: Le Temps.ch)

Redazione

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