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Yara. Parlano i genitori:Aprite quella porta che la separa dalla sua libertà.

Sono due genitori commossi, Fulvio e Maura Gambirasio, due genitori che sperano e aspettano il ritorno a casa della loro figlia, scomparsa senza lasciare tracce, ormai da 36 giorni. Due genitori fermamente convinti che Yara sia viva e per questo motivo stamane hanno voluto lanciare un appello in conferenza stampa.

Si tenevano per mano, facendosi coraggio a vicenda, catapultati al centro di una storia che stravolge la vita e che forse in questi terribili momenti solo la loro fede riesce a dare un minino di conforto. Rarissime le loro dichiarazioni alla stampa, il silenzio é stata la loro difesa, la scelta di affidarsi interamente ai magistrati, di confidare nel loro lavoro, ma forse dopo tanti giorni di disperazione e dolore, hanno voluto consegnare ai media il loro appello nella speranza di intenerire eventuali sequestratori. “Siamo convinti che Yara sia viva: ridateci nostra figlia. Noi imploriamo la pietà di quelle persone che trattengono Yara. Dopo averla guardata negli occhi le aprano quella porta o quel cancello che la separa dalla sua libertà”. Parole pronunciate stamane, parole forti che toccano il cuore, parole pronunciate con quel groppo alla gola che si trattiene solo per rispetto verso il mondo esterno.

“Noi – hanno proseguiti i genitori di Yara – vi preghiamo: ridateci nostra figlia, aiutateci a ricomporre il puzzle della nostra quotidianità, aiutateci a ricostruire la nostra normalità”.

“Siamo una famiglia semplice -hanno proseguito- siamo un nucleo di persone che ha basato la propria unità sull’amore, sul rispetto, sulla sincerità e sulla solarità del nostro quieto vivere. Da un mese ci stiamo ponendo innumerevoli domande sul chi, il che cosa, il come, il quando e il perché ci sta accadendo tutto ciò. Noi non cerchiamo risposte, noi non chiediamo di sapere, noi non ci assilliamo per capire, noi non vogliamo puntare il dito verso qualcuno ma desideriamo solo immensamente che nostra figlia faccia ritorno nel suo mondo, nel suo paese, nella sua casa, nelle braccia dei suoi cari”.

Pochi minuti sono bastati per lanciare il loro accorato appello e quindi allontanarsi in silenzio accompagnati da Diego Locatelli, quel Sindaco di Brembate che si é distinto per impegno, per aver saputo mantenere la calma e sforzare i toni razzisti scoppiati il giorno dell’arresto di un giovane marocchino, poi rilasciato in quanto estraneo ai fatti. Un Sindaco schivo ma sempre in prima fila a coordinare ricerche e uomini in campo, tutti uniti nella disperata ricerca di una ragazzina che tutti si augurano possa rientrare a casa.

Redazione-cro

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