Zahra Bahrami (nella foto), cittadina olandese di origine iraniana è stata condannata a morte in Iran per traffico di droga.
La donna, 46 anni, nel dicembre 2009 si trovava in Iran per una vacanza presso la sua famiglia. Era stata arrestata il 27 dicembre di quell’anno con l’accusa di aver partecipato a una manifestazione contro il regime. Le autorità iraniane hanno fatto sapere che era in possesso di 450 grammi di cocaina e 400 grammi di oppio. La legge iraniana prevede la pena di morte per chi è scoperto in possesso di più di 30 grammi di cocaina.
Durante il suo processo, che si è svolto lo scorso mese di agosto, Zahra Bahrami ha dichiarato la sua innocenza e si è detta fiduciosa che il governo olandese riuscirà ad ottenere la sua liberazione. In TV è stata mostrata mentre confessava i suoi crimini ma è probabile che le confessioni le siano state estorte sotto tortura.
Il governo iraniano non riconosce la seconda nazionalità degli iraniani in possesso del doppio passaporto e per questo rifiuta qualsiasi ingerenza da governi esteri.
L’ambasciatore olandese a Teheran si è visto rifiutare il permesso di incontrare Zahra Bahrami nel carcere di Evin, dove è rinchiusa da oltre un anno. Il ministro olandese degli affari esteri Uri Rosenthal si è detto molto preoccupato per la sorte della donna e ha chiesto al governo di Teheran di fornire informazioni e di concedere la possibilità di assistenza consolare e di un processo equo.
Ndr.: Con tutto il rispetto per il ministro Rosenthal, sono sufficienti il suo nome e il suo cognome, di chiaro richiamo ebraico, a far sì che il governo iraniano respinga ogni sua richiesta. In quanto alla possibilità che a Teheran si svolga un processo equo, la stessa rimane assai remota.
Dopo le violente manifestazioni contro il presidente Ahmadinejad (rieletto alla presidenza tra mille polemiche) l’Iran si trova alle prese con una nuova fase repressiva, in cui le autorità sommano accuse “comuni” ad accuse di natura politica per soffocare ogni possibile tentativo di ribellione.
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