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UDC Lugano. Pensilina Botta, un capolinea stupefacente?

Da qualche tempo l’attesa dei mezzi pubblici presso la pensilina Botta di Lugano – scrivono oggi Marco Chiesa, Eros Mellini e Alessandra Noseda – è divenuta per molti insopportabile. Questo quanto segnalato da alcuni cittadini agli esponenti dell’ UDC locale e quanto – scrivono – “abbiamo potuto constatare di persona”.

Il terminal degli autobus TPL progettato da Mario Botta. Foto Francesco Piraneo G

“Non ci riferiamo – proseguono gli esponenti luganesi dell’ UDC – ai tempi di attesa dei bus, ma al malandazzo costituito da persone che bellamente fanno uso di droghe leggere, sostanze derivate dalla cannabis, sotto gli occhi di tutti i viaggiatori. Difficile non vedere e certamente impossibile non sentire l’odore”.

I tre CC interrogano il Municipio

Alla luce di quanto sopra, i consiglieri comunali democentristi si rivolgono al Municipio con i seguenti quesiti:

1. La nostra polizia è certamente al corrente di quanto accade nei pressi della pensilina Botta. Si tratta di eventi occasionali o il consumo di droghe a cielo aperto si è oggi localizzato in tali spazi pubblici?

2. Certi che non si possa tollerare un tale degrado, il Municipio quali misure intende intraprendere per risolvere il problema?

3. La figura dell’assistente alla sicurezza, prossimamente in votazione in consiglio comunale, può rappresentare un valido deterrente contro questo tipo di situazioni?

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Redazione-cro

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  • Più controllo significherebbe più repressione, e più voglia di trasgredire. Cercare altre soluzioni invece di fare campagne populiste che non portano a nessun risultato positivo per la città?
    Il traffico di stupefacenti non si combatte spostandolo di luogo...creando zone "pulite" al centro città e spostando lo "sporco spaccio" al di fuori, dove ricchi, politici e telecamere non vedono!

  • Il gruppo in questione credo sia conosciuto e comunque limitato a pochi "intimi", al massimo una ventina. Qualcuno si è preso la briga di chiedere a questi giovani se hanno bisogno di aiuto e come eventualmente aiutarli? Passare, condannare, scrollare la testa e denunciare non risolve il problema. Ovvio, può dar fastidio la richiesta del "franchetto". Forse sarebbe buona cosa prenderli sottobraccio ed accompagnarli nel loro percorso (possibile) di ritorno ad una vita meno "ribelle". La città potrebbe assumerli offrendo loro dei lavori oppure tessendo dei contatti con le scuole. A questo punto l'aiuto sarebbe anche per le famiglie che mi sembra di intuire nulla possono e riescono. Per chi spaccia sarebbe un colpo non da poco. Droga di Stato? non mi opporrei se il fine è quello di recuperare delle speranze andate perdute.

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