José Mourinho, da Setùbal, è stato insignito del titolo di miglior allenatore del 2010. I più distratti e i tifosi di parte saranno sicuramente concordi con questa decisione. L’ex allenatore dell’Inter ha vinto praticamente tutto con la sua squadra lasciando al suo successore il compito di terminare l’opera.
Tuttavia il messaggio che viene recapitato a tifosi, amanti del calcio, giovani e calciatori ambiziosi è un altro. Ha vinto l’uomo che sa provocare l’avversario, che insinua consapevolmente il dubbio su un arbitraggio imperfetto, ha vinto il gesto delle manette ai polsi, del saluto a tre dita alla curva sud rossonera in occasione della partita Milan – Real Madrid, ha vinto la sfida al pubblico in tribuna e, non da ultimo, la furbata di finire la partita in nove così da azzerare i cartellini gialli in vista dei futuri turni di Champions League. José Mourinho è un genio del calcio, del suo calcio. Quel calcio che ieri sera si è macchiato del reato di parricidio ammazzando crudelmente l’aspetto sportivo, lasciando definitivamente il posto al business. Tuttavia puntare il dito contro l’allenatore di Setùbal è ingiusto in quanto il “fiero” responsabile di questo scempio porta il nome e cognome di Joseph Blatter, da Visp; per informazioni chiedere alla federazione inglese di calcio.
Edmont Dantés
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