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Lettera di un figlio al padre. Miopapageno

Caro padre,
devi sapere che ho finalmente compreso, e per mio conto, che se desiderassi un giorno mettere al mondo un figlio, non avrò riconosciuto alcun diritto di crescerlo!

Se credevo che il matrimonio o la convivenza fossero strumenti adeguati per tutelare la famiglia, oggi ho ben compreso che con le attuali procedure di divorzio la sola persona che potrà garantirmi diritti alla paternità è la madre di mio figlio. Per lo Stato il diritto alla paternità, mi pare incredibile a doverlo solo dire, è una concessione privata che la madre ti fa e rimane soggetta al suo unico arbitrio. Tutto quello che posso leggere nella legge ha poi applicazione molto ristretta, con la prassi corrente che prevale: il figlio è gestito dalla mamma. Come padre avrò solamente responsabilità economiche ma non possiederò alcun potere decisionale sulla vita dei figli.

In pratica, in ogni momento e perfino proprio senza alcun motivo, la madre dei miei figli potrà mettermi alla porta e allontanarmi da casa mia e dai figli.

Ahimé, neppure se la casa fosse solo mia cambierebbe qualcosa: mi verrebbe espropriata dallo Stato, con esecuzione forzata, e lasciata alla moglie, ai figli e al suo nuovo compagno.

Non esiste rimedio per rimediare ai torti causati dalla legge! Soltanto il mio rapporto personale con la madre potrà fare in modo che lei acconsenta e decida, benevolmente o meno, come io sarò padre dei figli che sono nostri e quindi anche miei. Come tu stesso mi hai insegnato, in molti oggi reputano inesistente questa atroce sofferenza di padri che vengono dallo Stato allontanati dai propri figli, padri violentati insieme ai loro figli, impotenti di fronte a uno Stato ed una società che non gradisce che i padri rimangano insieme ai figli.
Io rivendico, come te prima di me caro padre, questa libertà come una delle libertà fondamentali dell’essere umano. Negare questa libertà di generare ed educare la propria prole è una gravissima violenza. La società non ha alcun diritto di violentare nessuno e quindi nemmeno quello di violentare il diritto alla paternità di un figlio. Una società che tollera questi abusi è una società violenta e antidemocratica, a cui tutti, uomini e donne, devono ribellarsi. È un diritto fondamentale dell’uomo. Uno stato che calpesta questi diritti con che faccia tosta può dirsi uno stato democratico?

Grazie che mi sei sempre rimasto vicino, nonostante i grandi e impietosi ostacoli innalzati fra me e te da coloro che avrebbero invece dovuto difendermi!

Con amore ti abbraccia, il tuo affezionatissimo figlio.

Redazione-cro

View Comments

  • Sembra fatto apposta, sul lato destro del video troviamo "Onedate - incontra singles" !!! (per conoscere il tuo grande amore)

    Attenzione!

    Certo che si fa in fretta ad avere il cuore pieno d'amore e subito dopo vuoto d'amore, anche senza essere un saggio sufi :(

    In questo particolare caso o forse in troppi casi, e anche grazie alle nostre leggi, come mi sembrano lontane le parole di Raffaele Morelli - psichiatra e psicoterapeuta - "In amore il vero peccato è pensare"

  • E' una lettera schifosa!
    Ho sempre pensato che mettendo al mondo un figlio i diritti sparissero per far nascere con lui una serie infinita di doveri.
    Il riversare sui figli gli errori genitoriali mi sembra una cosa orribile da fare. Checché ne dica il figlioletto della lettera (per mio conto).
    Perché togliergli la magia dell'amore? Non è perché ai genitori è andata male che sia obbligatorio che vada male anche a lui.
    Avendo certi preconcetti in testa... beh, un rapporto futuro non mi sembra posato su solide basi... una delle quali, e forse la più importante, è la fiducia reciproca.
    Tutti questi bravi padri, per i quali nutro dispiacere intendiamoci, non hanno pensato che se si fossero separati prima di esacerbare gli animi in modo tale da arrivare alle ripicche non sarebbero a questo punto? Magari sono riusciti a trovare delle donne che si sarebbero dimostrate dei mostri lo stesso ma, sempre a mio modestissimo avviso,
    credo che non siano esenti da "colpe". Colpe nel divorzio (e non sto parlando di legge ma di sentimenti), colpe nel scegliersi la compagna, colpe nel mettere al mondo un figlio...
    Mi sembra di veder "nascere" una "popolazione" di misogini.

  • Lettera di provocazione del movimento/associazione Papageno, che, anziché piangersi addosso dovrebbe muoversi in altre direzioni, vedi tentar di far cambiare le leggi sul divorzio se non gli garbano!

    Ho tentato prima di metterla sul ridere, ma quando un problema coinvolge così da vicino uomini e donne, con le loro innumerevoli differenze di comportamenti - inconsci e non - toccando poi regole sociali, religione (?), ambiente, educazione, niente può essere detto senza arrischiare di banalizzare.

    Vi ricordate "La guerra dei Roses"?

  • Uno degli obiettivi dei padri, delle madri, dei nonni e dei figli (cresciuti loro malgrado senza la presenza del padre, allontanato dalla “legge”) del Movimento Papageno è quello di avvertire e ammonire i giovani uomini e l’opinione pubblica dei rischi e dei pericoli insiti nell'attuale diritto della separazione e del divorzio. Non la guerra tra i sessi, bensì critica e denuncia motivata del diritto sul divorzio, della giurisprudenza, dei servizi sociali, dei giudici ed avvocati maldestri, che calpestano sistematicamente i diritto del fanciullo, dei padri e dei parenti paterni; denuncia motivata del sistema socio-giuridico costosissimo, distorto, mal gestito, delle conseguenze di questa politica su numerosi padri rovinati fino alla morte fisica e/o psichica, con e senza cadavere a dimostrarlo. Altro che sentimenti e favole rosa, altro che fiducia. Quando una madre o una moglie decide di separarsi dal compagno o dal marito (l’attribuzione della colpa non esiste più per cui basta che uno dei due genitori decida semplicemente di non voler più accanto l’altro genitore per “divergenze di opinioni”), con il conseguente allontanamento del padre dai figli in poche settimane, affossato dai futuri debiti, derubato “legalmente” degli averi e dei figli, dei progetti di vita e di paternità, dei sogni esistenziali, di un futuro, per lasciarlo nella miseria economica, espulso violentemente dal progetto genitoriale, umiliato, annichilito, un padre cosa può fare? Come può vivere? A chi può rivolgersi per ottenere giustizia, equità, pari opportunità? Nessuna garanzia di paternità ma solo un “diritto imposto”: pagare! Un vecchio slogan che ben si addice: “Provare per credere!” E i figli? Citiamo lo psicologo Henry Biller, che da oltre trent'anni si occupa di paternità: "… è sempre maggiore il numero dei bambini che crescono con la metà di ciò di cui hanno bisogno. E' probabile che essi saranno solo la metà di ciò che dovrebbero essere"!!!! Alcune donne, alcune femministe, alcuni uomini, la mettono più o meno inconsciamente sul piano della lotta fra i sessi, non il nostro Movimento: questa è una lettura superficiale della problematica. Per fortuna che tantissime persone (fra cui tante donne) hanno invece ben compreso questa triste realtà e ci sostengono attivamente…

  • Egregi Signori,
    non credo che etichettare semplicisticamente chi non è d'accordo con il vostro sistema sia una gran dimostrazione di profondità. Così come non credo di aver messo (l'inconsciamente lasciamolo perdere)la cosa in termini di "guerra tra i sessi".
    Ho semplicemente detto che non è giusto far ricadere le colpe dei genitori sulle spalle dei figli.
    "Altro che sentimenti e favole rosa, altro che fiducia."
    "Nessuna garanzia di paternità ma solo un “diritto imposto”: pagare!"
    Due frasi estrapolate dal commento sotto.
    Non mi dilungo più di tanto perché, comunque, sapete come la penso sul mandare avanti una campagna più che giusta sul mero fatto di dover pagare. Se però, a questo, ci aggiungiamo la lettera dell'articolo, no, questa è pura speculazione ai danni dei figli.

  • A Movimento Papageno

    L'affermazione che la lettera era troppo superficiale mi sta bene!

    Per quello che riguarda il problema, non posso far altro che confermare (purtroppo) le rivendicazioni che fate.
    Per fortuna molte donne sono persone ragionevoli, consapevoli ed affidabili, e c'è da augurarsi che lo siano sempre di più, infatti anch'io credo che molte situazioni di papà che si vedono costretti a vivere come descritto sopra, siano insostenibile.

    Ma, ritorno a dire, che ambiente, cultura, religione(?), ed apertura mentale contano molto, oltre al fatto di chiederci, alla fine, quante fette di salame avevamo sugli occhi nel cercare il partner ... (per la vita!)

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