Al Cairo, la capitale egiziana, sono in corso manifestazioni contro il governo del presidente Hosni Mubarak. I cortei di protesta sono stati organizzati dai partiti all’opposizione e vengono tenuti sotto stretto controllo da ingenti forze di polizia.
L’Egitto come la Tunisia. Diversi movimenti che nel paese militano per la libertà e per il diritto d’opinione hanno chiamato a raccolta la popolazione e proclamato per oggi una giornata di protesta contro la povertà, la tortura, la disoccupazione e la corruzione. Anche al Cairo c’è la speranza di rovesciare il governo al potere e liberare il popolo da 29 anni di una presidenza semi-dittatoriale come quella dell’82enne Mubarak.
Nelle strade centrali del Cairo – città che conta 8 milioni di abitanti – sono stati dislocati almeno 30mila poliziotti in tenuta anti sommossa. Il palazzo che ospita gli uffici ministeriali è stato chiuso e reso inaccessibile da un cordone di guardie armate.
La situazione è altrettanto agitata nel nord della penisola del Sinai, al confine con la Striscia di Gaza, dove centinaia di persone si sono raccolte nelle strade e hanno incendiato auto e pneumatici, dando avvio a violenti scontri con la polizia.
Il ministro egiziano dell’Interno, Habib al Adli ha rilasciato un’intervista a un quotidiano locale assicurando che i disordino sono « una vana prova di forza di una manciata di incoscienti » e che « il popolo egiziano non si lascerà trascinare in queste inutili manifestazioni », promettendo poi punizioni esemplari per chi sarà arrestato e riconosciuto colpevole di complotto contro la sicurezza del paese.
La giornata di protesta di oggi ha ricevuto l’esplicito sostegno di Mohamed El Baradei, ex responsabile dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica e oggi membro dell’opposizione. Il social network Facebook, che a questi eventi sembra non voler più mancare, ha raccolto 90mila persone che si sono dette pronte a manifestare fino a quando il governo egiziano non subirà una svolta come accaduto a Tunisi.
Il gruppo islamico dei Fratelli Musulmani, i cui affiliati da anni sono perseguitati, incarcerati e torturati su ordine del presidente Mubarak, hanno lanciato un appello ai propri militanti, soprattutto ai giovani, chiedendo loro di unirsi alle manifestazioni.
Con oltre 80 milioni di abitanti l’Egitto è la nazione più popolosa del mondo arabo. Oltre il 40% della sua popolazione vive al di sotto della soglia della povertà. Nei giorni passati diverse persone si sono date fuoco per protestare contro la repressione del governo e la mancanza di lavoro.
Di fronte al crescente malcontento, il governo ha rilasciato diverse dichiarazioni nelle quali ha assicurato che la situazione non assomiglia in nulla a quella che si è prodotta in Tunisia. Le autorità hanno comunque lasciato intendere che ogni dispositivo sarà messo in opera per evitare l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità. Un tentativo di non aggravare il clima sociale che sembra rivelarsi inutile.
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