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Collezionisti d’armi. di Henry Walther

L’iniziativa del 13 febbraio “per una protezione contro la violenza domestica”, mediante il divieto di detenere a fini privati taluni armi, come i fucili a pompa minaccia direttamente il patrimoni storico culturale Svizzero.
La confederazione non ha i mezzi di conservare quel patrimonio che sono le armi in uso nel passato. Giocoforza è a certi privati cittadini volenterosi, che danno le giuste credenziali e preparati che si delega questo scopo.
E’ una minaccia molto pericolosa diretta al patrimonio culturale svizzero e mondiale l’impedire ai collezionisti di detenere un arma perché è giudicata troppo pericolosa, in maniera arbitraria e ingiustificata da qualche burocrate, che magari non è mai andato in uno stand di tiro a sparare e si basa solo su teorie.

L’iniziativa chiede di vietare la detenzione a scopo privato dei fucili a pompa. Il fucile a pompa è considerato dagli iniziativisti come un’arma pericolosa, da “macho men”, che sparando munizione a pallini non è precisa per la caccia e che dà un rinculo eccessivamente forte.
Si direbbe che gli iniziativisti per giudicare il fucile a pompa si siano basati esclusivamente sui film d’azione di Bruce Willis! Il fucile a pompa è un fucile da caccia, che spara la stessa munizione di doppiette e giustapposti, non può quindi essere considerato più pericoloso di questi ultimi.
La munizione a pallini è usata nella caccia per la piccola selvaggina e nello sport per il tiro a piattello; in quanto al rinculo, cambia secondo il tipo di munizione. Se poi Hollywood ne abusa nelle sue produzioni non è una ragione per vietarlo. Taluni formazioni militari usano il fucile a pompa, ma usano anche pistole per il tiro sportivo in calibro 22. E di conseguenza neanche questa mi sembra una ragione valida per proibire. D’altro canto tra i primi modelli di fucile a pompa troviamo il Winchester M1897, che, come lo indica il nome, è stato concepito e costruito prima del 1900 e quindi ricade sotto le prescrizioni UNESCO sul patrimonio dell’umanità .

L’ONU considera le armi prodotte prima del 1900 come delle antichità facente parti dei beni culturali dei singoli paesi. In conseguenza alle razzie e depredazioni e distruzioni dei beni culturali dei musei Iracheni durante la seconda guerra del Golfo l’UNESCO ha stabilito che la distruzione di suddetti beni culturali è da considerarsi crimine contro l’umanità in quanto questi atti privano le generazioni future di elementi fondamentali del loro patrimonio storico, cancellando così la memoria delle civilizzazioni passate.

E come la mettiamo con i vecchi fucili svizzeri d’ordinanza Schmidt Rubin M1889, M1896 (modello rarissimo!!!) e M1897 come pure i revolver di ordinanza Svizzeri Schmidt Rubin M1882, che l’iniziativa chiede di distruggere se consegnati in polizia durante le giornate organizzate dal cantone a tale scopo?

Questa iniziativa pone sul piatto della bilancia nessuna vita salvata degli iniziativisti (le correlazioni non sono casualità nella statistica come l’illazione non è verità in un tribunale) da una parte e un patrimonio culturale notevole da destinarsi integro alle generazioni future dall’altra!
Quindi è essenziale votare un “no” deciso il prossimo 13 febbraio, per preservare un patrimonio culturale destinato alle generazioni future e non da sacrificarsi all’altare della demagogia.

Henry Walther, Lugano

Redazione-cro

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