Ultimamente alla RSI è difficile seguire le partite della Nazionale svizzera di calcio. Difficile per i pessimi risultati conseguiti, ai quali però da decenni siamo abituati, ma anche per i continui e gratuiti attacchi verbali – da parte dei cronisti – al selezionatore rossocrociato Ottmar Hitzfeld.
Possiamo capire che Armando Ceroni abbia il dente avvelenato per non essere andato in Sud Africa a seguire gli ultimi mondiali, proprio a causa di un’intervista a Hitzfeld, ma questo non giustifica in alcun modo 90 minuti di critiche verso l’allenatore degli svizzeri.
Lo stesso discorso vale per i commentatori in studio. Ieri sera, durante l’incontro amichevole fra Malta e la Svizzera, l’ex giornalista del Blick (che tanto per mettere i puntini sulle i è tifoso della Nazionale azzurra) e Kubilay Türkilmaz (che personalmente ho spesso apprezzato per le precise diagnosi tecniche) si sono lasciati andare a una serie infinita di recriminazioni contro Hitzfeld, il quale – credo io – non ha nulla da dimostrare a nessuno, essendo un tecnico che ha portato le squadre che ha allenato a vincere di tutto e di più.
Invece, i nostri commentatori ritengono che le magagne della nostra Nazionale potrebbero essere dovute al fatto che lui mette soggezione ai calciatori, tutti professionisti lautamente pagati e fra i quali molti giocano in campionati di livello superiore al nostro. Dunque, sono scuse, argomenti deboli per non vedere quale sia la realtà della squadra.
La realtà della nostra Nazionale è sotto gli occhi di tutti. Risultati alla mano, con o senza Hitzfeld alla guida, negli incontri amichevoli sono pochi i giocatori che a fine partita escono dal campo sudati ed esausti.
Non parliamo poi di Eren Derdiyok : che giochi a destra, al centro o dove vuole lui, il suo impegno è sempre scarso, molto scarso. Pochi i veri risultati che il giovane talento, ora relegato in panchina anche in Germania, ha saputo regalare alla maglia della Nazionale
L’unico vero talento di cui disponiamo è il portiere Benaglio. Giostra abilmente fra i pali e ad ogni incontro è chiamato a compiere veri miracoli per limitare i danni, sostenere la squadra ed evitare figure ben peggiori.
Eppure, nell’incontro di ieri sera, Armando Ceroni l’avrebbe miscelato con il portiere di riserva del Basilea, senza però averci spiegato quali sono, a suo modo di vedere, i punti deboli di Benaglio.
Ora, non voglio fare la lista dei disastrosi risultati conseguiti negli anni dalla nostra Nazionale, però invito a dare un’occhiata cliccando qui: Wikipedia .
Ma alla fine tutto questo importa poco. La Nazionale la si ama oppure no, ma se la si deve criticare lo si faccia senza rancori personali, che agli spettatori – mi auguro – interessano poco.
Visti i limiti a livello internazionale del nostro calcio e visto che, invece, le sezioni giovanili conseguono risultati eccezionali, si dovrebbe far crescere le giovani leve, coccolarle, incoraggiarle e seguirle, senza ambire a partecipare ad ogni costo al prossimo Campionato europeo che ci vedrebbe comunque comprimari.
Puntiamo sui giovani, prepariamoli al meglio e puntiamo ai Mondiali del Brasile nel 2014. Il tempo per crescere lo abbiamo.
C.S.
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I nostri calciatori, buoni, nelle rispettive compagini dei campionati esteri sono pedine molto preziose. Chi paga lo stipendio sicuramente avrà chiarito col giocatore i termini di impegno per una partita dove si aveva solo da perdere (amichevole a Malta erba del campo che sembrava cicoria). Non essendo dei fuoriclasse i nostri giocatori non sanno giocare al risparmio; O danno tutto o fanno solo figure. Benaglio è l'unico che si è salvato? beh, cosa rischiava a parte giocare con dieci compagni che non erano mentalmente predisposti a contrastare dei dilettanti?
Su Armando: l'augurio che torni con i suoi "gigioneggiare" - "cippilimerli" - "dribbling da millepiedi ubriaco" - "due minuti due". In Istudio: non era facile riempire 15 minuti di noia con interventi interessanti, meglio sparare sul selezionatore che è terzo al mondo come stipendio.
In tempi non sospetti scrissi qualche "cattiveria" contro il Ceroni.
Mi debbo purtroppo riconfermare.