Lo scorso fine settimana la Deutsche Börse e il NYSE Euronext hanno comunicato che le trattative inerenti la fusione proseguono a pieno regime ma che al momento non è ancora stato trovato un nome per colosso finanziario che nascerà dalla loro unione.
Nel frattempo crescono i timori delle altre piazze finanziarie attorno a questa fusione, per il rischio di marginalizzazione, per una perdita di influenza e per un calo delle attività causata dal predominio della nuova società tedesco-americana.
Timori che alcuni settori bancari allargano anche ad una possibile perdita di controllo della situazione. Un’ente così grande, ritengono, potrebbe incoraggiare ancor di più speculazioni ed operazioni azzardate, con una difficoltà accresciuta nel rintracciare il rischio e circoscriverlo in tempo.
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Una fusione di questo tipo potrebbe rivelarsi una vera e propria bomba a orologieria per gli anni a venire. Infatti si verrebbe a
creare un nuovo "too big to fail" incontrollabile e ingestibile da parte di legislazioni e banche centrali a causa dei volumi immensi e dell'internazionalità.
Oggi alcuni governi tentano a grande fatica, e apparentemente con l'ostacolo di molti compromessi, di trovare misure per arginare il problema del "too big to fail" concernente singole imprese del loro paese.
Nel caso in cui si avverasse la fusione NYSE Euronext-Deutsche Börse, ci vorrebbe una collaborazione internazionale molto efficace e senza indecisioni - ad oggi totalmente inesistente - per tenere sotto controllo questo apparato mostruoso.
Questa fusione, che segue di pochi giorni quella di Londra e Toronto, non è tanto un too big to fail quanto una possibilità in più data in mano a poche persone di far speculare tenendo alte le quotazioni di determinate aziende.
Lasciamo stare i derivati e aspettiamoci altre fusioni.