“L’Italia non auspica la fine di Gheddafi, non abbiamo ragioni per volere la caduta di un leader che oggi intrattiene buoni rapporti con tutta la comunità internazionale. Certo la repressione è inaccettabile, e se Gheddafi continua a percorrere questa strada segnerà la sua fine”. Lo afferma Lamberto Dini, presidente della commissione Esteri del Senato, in un’intervista a Repubblica.
“Il punto centrale sarà capire se l’esercito continuerà a obbedire a Gheddafi, che ha rivendicato il ruolo di aver dato dignità e ricchezza al Paese, o se si unirà alla rivolta”, spiega Dini. “In quest’ultimo caso sarà la fine del Colonnello, e se avviene ciò ci troveremo davanti a situazioni imprevedibili”.
L’ex presidente del Consiglio motiva il ritardo dell’Italia nel condannare le violenze. “Siamo stati colti di sorpresa dalla rivolta che si è sviluppata in Cirenaica. Non potevamo immaginare quale scontento covasse nel Paese”, dichiara. “Volevamo capire meglio quale era la situazione, che ancora oggi resta molto confusa e incerta, ma questo non vuol dire non condannare la violenza”.
“Il regime ha chiesto a polizia ed esercito di sparare, è vero, ma mi chiedo – aggiunge Dini – come mai ci siano stati tutti questi morti”. Diecimila “mi sembra una cifra eccessiva. Credo che le vittime siano state mille, come dice il ministro degli esteri italiano Frattini”.
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