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Libia. La banca Morgan Stanley blocca le transazioni sul greggio. Annullati tutti i contratti

Continua a salire il prezzo del greggio : a Londra il barile di Brent del Mare del Nord correva lunedì 7 marzo a 117.77 dollari, in rialzo di 1.80 dollari rispetto alla chiusura di venerdì. Molto vicino alla barra dei 120 dollari raggiunta il 24 febbraio, il massimo negli ultimi due anni e mezzo.
A New York il barile del “light sweet crude” (WTI) guadagnava 2.25 dollari, assestandosi a 106.67 dollari, diventati 106.82 dopo un’ora.

La banca d’investimenti statunitense Morgan Stanley ha bloccato le transazioni sul greggio e sui prodotti derivati provenienti dalla Libia per allinearsi con le sanzioni del governo di Washington contro il regime del colonnello Gheddafi. La totalità dei contratti è stata annullata la scorsa settimana, su raccomandazione dell’Ofac, l’Ufficio americano del controllo degli attivi incaricato di controllare l’applicazione delle sanzioni.

Sabato scorso il Financial Times scriveva che “anche durante la rivolta le autorità libiche continuano ad incassare centinaia di milioni di dollari dai guadagni sul greggio e questo malgrado le sanzioni internazionali prese contro il regime di Muammar Gheddafi.”
Sempre secondo il quotidiano economico, nelle ultime due settimane, malgrado il notevole calo dell’attività, la Libia ha esportato 570mila barili di greggio al giorno e 400mila al giorno durante la prima settimana di marzo. La produzione è diminuita ma resta alta perchè vi sono numerose società indiane e cinesi che continuano ad acquistare il petrolio libico.

In un intervento pubblicato sui media libici settimana scorsa, Gheddafi si era scagliato contro la sospensione della produzione petrolifera da parte delle grandi compagnie estere, come la francese Total, che avevano rimpatriato i loro dipendenti. Il colonnello aveva minacciato di annullare i loro contratti e di rimpiazzarli con accordi a favore delle società petrolifere cinesi e indiane.
Le sue dichiarazioni giungevano in un momento in cui la stampa riportava che il controllo della maggior parte dei giacimenti petroliferi è nelle mani degli insorti.

La Libia è il quarto paese produttore di petrolio in Africa. Tripoli esporta l’80% del petrolio verso l’Europa, in particolare verso l’Italia. Il petrolio libico rappresenta più del 20% delle importazioni dell’Irlanda, dell’Italia e dell’Austria e una parte significativa delle importazioni di Svizzera, Grecia e Spagna.

(Fonte: Challenges.fr)

Redazione

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