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Scuola ticinese: ci vogliono scelte forti e coraggiose. Claudio Franscella

La scuola ticinese, anche a detta di molti osservatori, manifesta attualmente qualche problema. Il tema va quindi decisamente affrontato e il nostro sistema scolastico – a tutti i suoi livelli – deve essere sottoposto a discussione per renderlo capace di rispondere alle odierne aspettative e alle evoluzioni degli ultimi tempi.

Si parla da tempo di ridefinire i compiti della scuola, di riflettere sul ruolo e l’identità del docente e sul rapporto con i Comuni , ma poi concretamente poco si muove e questo costringe la scuola del territorio -quella vissuta- ad una situazione effettiva di crisi d’identità. La funzione del docente sta pian piano perdendo di attrattività ed è quindi necessario promuovere al più presto un confronto serio sulla professione insegnante.

Un altro tema di riflessione concerne la formazione e l’aggiornamento degli insegnanti che, in Ticino, sembra piuttosto lacunoso: in effetti il tasso di partecipazione ai corsi di formazione è inferiore alle altre regioni svizzere. E’ quindi necessario sapere quale peso si vuole dare alla formazione continua dei docenti per tenere il passo con gli sviluppi nelle loro rispettive discipline.
Se poi ci concentriamo sulla scuola dell’obbligo, vediamo come la stessa abbia subito in questi decenni numerose riforme puntuali, ma poco concertate tra i diversi gradi di scuola.

E’ quindi opportuno ripensare quelli che in questo momento sono i tre cicli (prescolastico, SE, SM), in particolare considerando la necessità di un piano di studio coordinato tra settori, in un’ottica di continuità nell’intera scuola dell’obbligo dai 4 ai14 anni. E questo significa necessariamente rivedere i programmi datati della scuola elementare, tenendo in considerazione gli orientamenti della scuola dell’infanzia e la Mappa formativa della scuola media, oltre a dare avvio a un progetto di riforma globale dell’insegnamento delle lingue a tutti i livelli.

Alcuni messaggi governativi, mozioni parlamentari e iniziative popolari – che toccano proprio queste tematiche- sono giunti in questi ultimi tempi sul tavolo della Commissione scolastica. Tutte proposte meritevoli di attenzione che però, se trattate individualmente e senza una visione generale che le possa inserire nel sistema scolastico con criterio e coerenza, rischiano di diventare dei semplici palliativi.
Auspico quindi che l’implementazione del concordato Harmos possa diventare l’occasione per ridare coerenza, progettualità pedagogica e continuità educativa tra i vari settori. Solamente con una visione globale dell’intero sistema scolastico obbligatorio e con scelte forti e coraggiose di effettiva politica scolastica, sarà possibile dare delle risposte adeguate ai problemi che vengono evidenziati, oramai, da più versanti.

Claudio Franscella
Deputato uscente e candidato al GC, membro commissione scolastica

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