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Parco Grande. A Bellinzona non si commettano gli errori di Lugano

Sono state consegnate mercoledì 4 maggio al Municipio di Bellinzona (rappresentato dal sindaco Brenno Martignoni) 1’953 firme (già controllate delle 2’245 raccolte) a favore dell’iniziativa popolare “Parco Grande – per un’area verde pubblica nell’ex campo militare”, il 27% in più di quelle necessarie.

“Non vogliamo che a Bellinzona si commettano gli stessi errori di Lugano – hanno detto i tre promotori Luca Buzzi, Matteo Cheda e Michaela Jermini Lafranchi, per l’occasione accompagnati da diverse mamme con bambini – La zona edificabile è sovradimensionata rispetto alla capacità delle strade. Più la ingrandiamo, più il traffico aumenterà. Se non fermiamo la cementificazione, ci sarà il caos viario”.

Il noto architetto Tita Carloni, in un articolo apparso sul mensile Confronti, ha criticato la prospettiva di costruire “un nuovo asse di traffico urbano in senso nord-sud tra Via Mirasole, Via Francesco Chiesa, Via Cattori fino, dopo la murata, addirittura a Via Tatti”. Una strada che collegherebbe il nuovo semisvincolo con la parte nord della città.
“Nel 1997 i cittadini hanno respinto il semisvincolo autostradale in via Tatti – ricordano gli iniziativisti – Nel 2003 ben 3’230 persone hanno chiesto di creare un parco all’ex campo militare. Ma le autorità hanno ignorato sia la votazione che la petizione: insistono col semisvincolo e non vogliono il parco”.

In via Tatti, oltre al semisvincolo, è in progetto uno shopping center. Attualmente bloccato dal Cantone, tornerebbe di attualità se dovesse cadere il progetto concorrente di Castione. Secondo una perizia del Municipio, il centro commerciale e il semisvincolo attirerebbero un traffico tale da intasare la rete viaria e rendere necessaria una nuova strada che taglierebbe in due l’ex campo militare. Se su quel terreno si fa il parco non può passare la nuova strada. Senza strada, niente centro commerciale.
“Si tollera il parcheggio abusivo così sarà più facile far passare la nuova strada che inquinerà un’ampia zona della città e causerà nuovi ingorghi – sostengono gli iniziativisti – Ma più il traffico aumenta, più i buoni contribuenti scappano dalla città. Le conseguenze: imposte più alte e riduzione delle spese sociali”.

“Bisogna collocare l’IRB in zona edificabile secondo un disegno urbanistico di qualità, così come chiede l’architetto Tita Carloni. Invece le autorità vogliono cementificare metà del prato contestato. Un modo subdolo per bloccare la proposta di parco e spianare la strada al semisvincolo e allo shopping center. Questo porterà guadagni milionari ai promotori ma dissanguerebbe i negozi del centro storico.
Il verde urbano non va distrutto ma valorizzato per rendere più bella e vivibile la città. Oltre al Parco Grande all’ex campo militare, in tutti i quartieri bisognerebbe realizzare parchi giochi sicuri e lontani dalle strade trafficate”.

La petizione del 2003 chiedeva anche di risistemare a prato verde l’area disastrata. Visto che dopo 8 anni il Municipio non ha ancora dato seguito alla richiesta, gli iniziativisti, assieme alle firme, hanno consegnato un sacco di semenza d’erba.
“Riseminare il prato e recintarlo per impedire l’accesso ai veicoli costa poco, oltretutto il Comune incassa gli affitti di circo e giostre che dovrebbero servire allo scopo. Dobbiamo forse organizzare una colletta pubblica per vedere finalmente realizzata la richiesta? – hanno chiesto al sindaco Martignoni.

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Redazione

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