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Il sogno della signora Delcò Petralli? Per realizzarlo occorre votare il controprogetto!

In un recente articolo apparso anche su questo portale la signora Michela Delcò Petralli ha dichiarato di avere un sogno: ridurre da subito le emissioni di CO2, ciò che avverrebbe grazie all’accettazione dell’iniziativa “Per un’ AET senza carbone”.

Avere dei sogni è indubbiamente legittimo, ma la realtà dei fatti è purtroppo un’altra se solo la si guarda con un minimo di realismo e di onestà intellettuale.
Iniziamo con il ricordare che le centrali a carbone che stanno sorgendo in Germania (compresa quella di Lünen) sono state volute dal precedente governo rossoverde tedesco che aveva deciso di puntare su questo vettore energetico per uscire dal nucleare.
Ma c’è di più! Il consiglio comunale di Lünen, nel 2006 ha approvato con il 100% (!) dei consensi la costruzione della centrale a carbone, con il voto oltre che della CDU e dei Liberali, della sinistra e dei Verdi (!), che solo in un secondo tempo si sono distanziati.

Appare dunque per lo meno anomalo che i Verdi nostrani abbiano lanciato una crociata contro una centrale realizzata con il beneplacito dei loro omologhi tedeschi.
A prescindere da questa palese contraddizione, gli appelli alla salvezza del pianeta lanciati dalla neo eletta deputata in Gran Consiglio sono commoventi, ma putroppo fuori contesto.

Vorrei infatti ricordare che il 5 giugno saremo chiamati a decidere se AET deve cedere la partecipazione nella centrale di Lünen entro il 2015, oppure al più tardi entro il 2035 (non appena la cessione non provocherà una perdita finanziaria) come invece propone il controprogetto.
Dovesse essere accettata l’iniziativa come auspica la signora Delcò Petralli, è bene che i ticinesi sappiano che non vi sarà nemmeno un grammo di riduzione delle emissioni di CO2, poiché la centrale di Lünen entrerà comunque in funzione – con o senza AET – all’inizio del 2013.

Accogliendo l’iniziativa non avremo quindi nessun beneficio ambientale e provocheremmo nel contempo una perdita di alcune decine di milioni di franchi ad AET (e di riflesso al Cantone). Ma il paradosso appare ancora più stridente se pensiamo che l’energia che AET stessa dovrà andare ad acquistare sul mercato per coprire il fabbisogno del nostro Cantone sarà inevitabilmente di origine nucleare o fossile, proveniente da centrali a carbone di vecchia generazione molto più inquinanti di quella di Lünen.
La soluzione proposta dal controprogetto ha per lo meno il pregio di essere ragionevole, pragmatica e anche innovativa.

Ragionevole e pragmatica perché, oltre ad evitare inutili perdite finanziarie ad AET, utilizza la partecipazione nella centrale di Lünen come transizione in attesa delle riversioni dei grandi impianti idroelettrici ticinesi (che inizieranno a partire dal 2035 con quelli dell’OFIMA) e della graduale sostituzione dell’energia prodotta con vettori tradizionali con quella proveniente da fonti rinnovabili (solare, eolico, biomassa, ecc.).
Ma anche innovativa poiché a fronte di una transizione che richiederà molti decenni (in Svizzera la quota del nuovo rinnovabile è attualmente a meno del 2% di tutta l’energia prodotta!), il controprogetto propone di mettere a disposizione da 100 a 160 milioni di franchi nei prossimi 20 anni per favorire investimenti in Ticino nelle fonti di energia rinnovabile e del risparmio energetico degli immobili, con importanti vantaggi anche per l’occupazione.

Se vogliamo che il sogno di ridurre le emissioni di CO2 possa realizzarsi l’unica via è quella del controprogetto. Che siano i Verdi ad opporsi a questa opzione è per lo meno strano, a meno che i veri obiettivi non abbiano nulla a che vedere con la tutela dell’ambiente come lascerebbe intendere la strana alleanza Verdi-Lega del fronte a favore dell’iniziativa!

Fabio Regazzi, già deputato PPD al Gran Consiglio
Co-presidente del Comitato di sostegno a favore del controprogetto

Redazione-cro

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