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Strauss Kahn. A parte Fmi e Giappone tutti chiedono dimissioni immediate

Mercoledì il portavoce del governo giapponese ha dichiarato che è prematuro discutere della sostituzione di Dominique Strauss Kahn alla guida del Fondo monetario.

Con questa dichiarazione, il Giappone, che è il secondo fornitore di fondi del Fmi, si distanzia nettamente dagli altri paesi, in quanto la successione di DSK alla testa dell’istituzione finanziaria è ormai ufficiosamente lanciata.
Martedì i ministri delle Finanze di Austria e Spagna (due donne) avevano chiesto a gran voce le sue dimissioni. Senza alcuna esitazione, senza nemmeno attendere l’esito del processo o la conferma ufficiale delle accuse a suo carico, DSK viene spinto alla porta. Il che fa pensare che fosse davvero un patron ingombrante e scomodo e che il momento per eliminarlo doveva essere atteso con ansia da più parti.

La Cina, che nel 2010 era salita al terzo posto nella graduatoria dei più importanti contribuenti del Fmi ha già chiesto “equità, trasparenza e merito” nella scelta del nuovo direttore. Brasile e Africa del Sud la pensano allo stesso modo e affermano che la scelta del prossimo direttore generale del Fondo dovrà essere effettuata in funzione delle sue competenze e non della sua nazionalità. Un chiaro appello a non eleggere un americano.

Gli Stati Uniti, che rifiutando a Strauss Kahn la libertà su cauzione hanno voluto impedire un nuovo caso Polansky, intendono procedere in tempi brevi all’elezione. Il Segretario del Tesoro Timothy Geithner ha spiegato questa fretta con l’importanza che l’Fmi possa continuare a funzionare normalmente.
I tre principali compiti del nuovo direttore generale saranno la crisi del debito in Europa, l’accordo politico sulla riduzione del debito negli Stati Uniti e il rischio di una bolla inflazionista nei paesi emergenti. La Casa Bianca sta inoltre pensando a chi sostituirà John Lipsky, vice direttore del Fondo, che ha dato le dimissioni per il prossimo agosto e che dall’arresto di Strauss Kahn assicura la dirigenza ad interim.

Martedì il Fondo monetario internazionale ha cercato di entrare in contatto con il suo direttore generale per determinare se stesse valutando o meno di dare le dimissioni. Una fonte vicina all’istituzione ha indicato che le dimissioni di DSK sarebbero la soluzione ideale, mentre un’altra fonte ha precisato che i 24 membri del Consiglio di amministrazione del Fondo non sono unanimi sulla necessità di queste dimissioni. Il CdA si è riunito lunedì per discutere la questione ed ha deciso di seguire gli eventi senza prendere decisioni affrettate.

(Fonte: Le Monde.fr)

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