Martedì il tribunal principale di Mosca ha confermato in appello la condanna dell’imprenditore russo, riducendola comunque di 12 mesi. L’ex dirigente della compagnia petrolifera Ioukos dovrà dunque scontare 13 anni di carcere per l’accusa di corruzione, furto di petrolio e riciclaggio di denaro. L’uomo è rinchiuso dal 2005 in una prigione in Siberia. La difesa ha annunciato l’intenzione di ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo.
L’opinione generale è che dietro all’incriminazione vi sia l’attuale premier russo. Sei anni fa Vladimir Putin avrebbe infatti incriminato Khodorkovski per togliere di torno un personaggio che stava assumendo troppa influenza al Cremlino e negli ambienti economici.
Di recente diversi funzionari del tribunale moscovita hanno ammesso che il giudice incaricato del processo ha agito, ed agisce tuttora, su ordini provenienti dai vertici del governo.
La vicenda Khodorkovski è diventata il barometro della situazione politica russa. Ad un anno dalle elezioni presidenziali Dmitri Medvedev cerca di smarcarsi da Putin affermando che la liberazione dell’imprenditore non rappresenta un pericolo per la società.
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