Malgrado le forti critiche giunte da tutta Europa (in particolare dall’Italia), a seguito della pressione del Partito popolare danese il governo della Danimarca ha deciso di ripristinare, da martedì 5 luglio, i controlli alle frontiere con la Svezia e la Germania.
Il movimento populista ha condotto una serrata campagna contro i flussi migratori conseguenti alle rivolte nei paesi arabi. Un argomento che ha fatto presa, soprattutto di fronte alle migliaia di nord africani sbarcati sull’isola italiana di Lampedusa.
La stampa svedese non approva la misura ed esprime critiche e dubbi, ritenendo che non aiuterà molto nella lotta contro l’immigrazione illegale, il traffico di droga e il crimine organizzato. Se vuole proteggersi contro indesiderati flussi migratori e l’entrata nel paese di potenziali criminali, la Danimarca dovrebbe piuttosto investire fondi in una maggior collaborazione con la polizia europea.
Ad essere presa di mira è soprattutto la “retorica populista” che ha convinto il governo danese a reintrodurre i controlli alle dogane.
Le motivazioni del Partito popolare danese vengono giudicate dai media svedesi come argomentazioni di chiusura, per nulla in linea con lo spirito di un’Europa aperta, unita e solidale verso i popoli arabi in rivolta contro le dittature.
Un “istinto di conservazione” non privo di una connotazione razzista che minaccia per la libertà di circolazione delle persone.
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La sovranità di un Paese, di un popolo sono regolarmente calpestate dai politici burocrati e garantisti che compongono la UE e quella ***da di loro valuta.
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