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Smantellamento dell’esercito: gli ufficiali svizzeri si oppongono

La Società svizzera degli ufficiali esige l’interruzione dello smantellamento dell’esercito e chiede che il Parlamento difenda una politica della sicurezza credibile. In caso contrario verrà lanciato un referendum.

Gli ufficiali svizzeri non intendono assistere allo spettacolo di un esercito sacrificato sull’altare della riduzione delle spese. Lo ha dichiarato il presidente dell’associazione Hans Schatzmann martedì in una conferenza stampa a Berna.
I quadri dell’esercito chiedono un effettivo regolamentare minimo di 120’000 soldati e un budget di 5.3 miliardi di franchi. Il governo federale mira ad un effettivo di 80’000 uomini ed ha fissato un budget massimo di 4.4 miliardi di franchi. Il Consiglio degli Stati si è invece pronunciato per una via di mezzo: 100’000 soldati.

Cifre insufficienti, martella la Società degli ufficiali, che conta 23’000 membri. Se le Camere dovessero seguire la visione del Consiglio federale, alle elezioni federali di ottobre l’associazione sosterrà ufficialmente i candidati favorevoli all’esercito. Il testo per un’iniziativa popolare è già in preparazione e come ha precisato Schatzmann si tratterà di definire la missione dell’esercito e i mezzi che gli verranno accordati.
A lungo termine, gli ufficiali desiderano che il finanziamento si situi tra l’1% e l’1.5% del prodotto interno lordo. Applicando questo criterio al Pil del 2010, si parla di cifre tra 5.4 e 8.2 miliardi di franchi.

Il principio di servire il paese e quello dell’esercito di milizia devono restare intatti. “I migliori elementi non si presentano tutti spontaneamente. Si deve cercarli – ha spiegato Hans Schatzmann – Per questo la Società degli ufficiali desidera anche reintrodurre una procedura di audizione per i candidati al servizio civile.”
L’esercito deve anche conservare quale sua competenza principale la capacità di difendere il paese, una missione che va compiuta in maniera autonoma. Inoltre vanno colmate lacune in termini di equipaggiamento. Vi è anche la richiesta di una maggiore decentralizzazione, con postazioni militari in ogni regione del paese.

Nei prossimi anni, rileva la Società svizzera degli ufficiali, l’Europa e la Svizzera si troveranno sempre più in una situazione di instabilità. Hans Schatzmann evoca l’arrivo dei migranti, le incertezze legate alla situazione in Africa del Nord e le difficoltà economiche che colpiscono diversi paesi dell’Unione europea. La minaccia viene dall’esterno e la Svizzera dovrà avere i mezzi logistici e umani per difendersi.

Redazione

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  • Indebolire l'esercito è sempre stato il sogno (disegno politico) non tanto segreto della sinistra. Non dobbiamo permetterlo.
    Il Dipartimento militare è l'unico dipartimento che ha effettivamente ridotto i costi, attraverso varie riforme dell'esercito. Sotto questo minimo è pericoloso avventurarsi. Con questi chiari di luna mondiali è bene non abbassare la guardia, neppure di fronte all'UE del Menga che ci è nemica e non perde occasione per dimostrarlo. E' bene che il CF apra gli occhi (il cervello sarebbe pretendere troppo).

  • Indebolire l'esercito è sempre stato il sogno (disegno politico) non tanto segreto della sinistra. Non dobbiamo permetterlo.
    Il Dipartimento militare è l'unico dipartimento che ha effettivamente ridotto i costi, attraverso varie riforme dell'esercito. Sotto questo minimo è pericoloso avventurarsi. Con questi chiari di luna mondiali è bene non abbassare la guardia, neppure di fronte all'UE del Menga che ci è nemica e non perde occasione per dimostrarlo. E' bene che il CF apra gli occhi (il cervello sarebbe pretendere troppo).

  • Concordo. Sia Samuel Schmid ha iniziato un lavoro di rinnovamento non indifferente. Con lui anche Blocher é uno dei pochi ad aver apportato dei tagli molto importanti ai propri dipartimenti.
    L'esercito va innovato e aggiornato. Giusto "sacrificare" mezzi non più all'avanguardia, ma indispensabile garantire la sicurezza aerea, per esempio. La presenza di un corpo, di pronto intervento, speciale a supporto di polizia e guardie di confine é un punto fermo di un Paese, anche della Svizzera. Purtroppo dobbiamo essere pronti a soppesare attacchi alla Gheddafi (ma eravamo pronti a mandare le nostre teste di cuoio in Libia) e attacchi alla popolazione civile.

  • Concordo. Sia Samuel Schmid ha iniziato un lavoro di rinnovamento non indifferente. Con lui anche Blocher é uno dei pochi ad aver apportato dei tagli molto importanti ai propri dipartimenti.
    L'esercito va innovato e aggiornato. Giusto "sacrificare" mezzi non più all'avanguardia, ma indispensabile garantire la sicurezza aerea, per esempio. La presenza di un corpo, di pronto intervento, speciale a supporto di polizia e guardie di confine é un punto fermo di un Paese, anche della Svizzera. Purtroppo dobbiamo essere pronti a soppesare attacchi alla Gheddafi (ma eravamo pronti a mandare le nostre teste di cuoio in Libia) e attacchi alla popolazione civile.

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