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Fallimento Tecnopellet di Giornico. Si annuncia una vicenda complessa

Lo scorso 1. luglio la pretura di Lugano ha decretato il fallimento della Tecnopellet, che dal 2004 era attiva a Giornico nella produzione di pellet, il combustibile per riscaldamento costituito da pezzetti di segatura pressata. Sono 11 i dipendenti licenziati.

Ieri nella cronaca della RSI era stato spiegato che il motivo principale del fallimento è l’alto valore del franco nei confronti dell’euro. Un apprezzamento che ha generato una difficoltà nel piazzare il prodotto sul mercato e dunque un netto calo delle vendite che – si presume – avvenivano soprattutto all’estero più che in Ticino e in Svizzera.
All’indomani della notizia del fallimento ci si interroga da più parti se la Tecnopellet sia stata vittima effettivamente della difficile situazione del mercato e del franco forte oppure di una cattiva gestione aziendale.

Come scrive oggi La Regione, nel 2007 le AIL, Aziende industriali di Lugano, avevano rilevato il 40% delle azioni della ditta e l’anno scorso – malgrado gli affari già andassero poco bene – questa percentuale era stata portata al 51%. Le AIL speravano in una ripresa dell’attività che invece non si è verificata.

Ieri è stata inoltrata al municipio di Lugano un’interrogazione dei consiglieri comunali Lorenzo Jelmini e Laura Tarchini nella quale si chiede quale sia la perdita delle AIL in “questo assurdo e fallimentare investimento”. Da rimarcare che nel Consiglio di amministrazione delle AIL vi è anche il municipale luganese Giuliano Bignasca.

Sempre La Regione rileva che alla base del fallimento dell’azienda vi sono altri motivi oltre a quelli citati. Claudio Bianchi, creditore della Tecnopellet e direttore della Centro ricerche sviluppo impianti SA di Cadempino ha rilasciato un comunicato nel quale parla di “gestione catastrofica dell’azienda sia dal punto di vista dell’acquisizione della materia prima che della vendita del prodotto.”

L’avvocato delle AIL Flavio Cometta dichiara che la tesi di Bianchi è di parte, essendo lui un creditore che cerca di tutelare i propri interessi. I motivi del fallimento, secondo Cometta, vanno ricercati nella congiuntura e nel franco forte.
Inoltre Bianchi ha “dimenticato” di dire che alla causa di 300’000 franchi promossa dalla sua società le AIL hanno contrapposto una causa del valore di 900’000 franchi, perchè l’apparecchiatura fornita si è rivelata meno performante rispetto a quanto prevedeva il contratto.

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Redazione

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