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In Arabia Saudita una torre alta un chilometro. Per farne che?

Mentre l’Occidente precipita nel panico delle Borse in caduta libera, in Medio Oriente prosegue l’ascesa delle follie finanziarie.
L’ultima stramberia in ordine di tempo è giunta un paio di giorni fa da Jeddah, capitale economica dell’Arabia Saudita: il progetto di una torre alta un chilometro.


La corsa “a chi lo fa più alto” continua contro ogni evidenza economica ed ecologica, in nome della guerra d’immagine e prestigio che nei paesi arabi e asiatici non passa mai di moda.

Ideatore del progetto è il principe saudita Walid Ibn Talal, 19esimo nella classifica mondiale dei più ricchi. Costo dell’operazione: 1.2 miliardi di dollari, una spesa che verrà finanziata dalla sua società Kingdom Holding.
La realizzazione è stata affidata a un nome che in Arabia Saudita è sinonimo di garanzia, efficenza e professionalità, ossia il Saudi Bin Laden Group.

Nella torre troveranno posto uffici, appartamenti, ristoranti ed un hôtel di lusso.
Con questo progetto l’Arabia Saudita intende soffiare il primato di “più alto di tutti” a Bordj Khalifa, la torre inaugurata a Dubai nel gennaio 2010 e che con i suoi 828 metri è per il momento la più alta al mondo.

Riguardo a questa mania di innalzamento, va menzionato lo “Skyscraper Index” presentato nel 1999 da Andrew Lawrence, economista presso la banca Dresdner Kleinwort Benson, ossia la concomitanza dei periodi di costruzione dei più alti grattacieli con la fine di un ciclo economico.
Lawrence considerava un buon sistema quello di prevedere l’arrivo di una crisi economica in base alla costruzione di un grattacielo.

La sua teoria ha – ad esempio – trovato conferma a Dubai nel 2009. In quell’anno l’emirato era stato colpito da una crisi finanziaria ed immobiliare senza precedenti. Una crisi che era coincisa con il periodo in cui Bordj Khalifa stava per essere ultimata.

(Redazione/Rue89.com)

Redazione

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