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Taxi in Ticino, concorrenza sleale dall’Italia – Lorenzo Jelmini

La situazione economica incerta e non sempre favorevole colpisce numerose categorie professionali.
Tra queste troviamo i conducenti di taxi che sono viepiù confrontati con difficoltà economiche dovute principalmente ad una concorrenza non sempre corretta e ad un carico di lavoro discontinuo.

Se per le questioni strutturali e di settore relative alla concorrenza non è nostro compito né nostra volontà esprimerci, manifestiamo invece maggiori perplessità su quella concorrenza sleale e poco o per nulla rispettosa delle normative previste in quest’ambito professionale.
Infatti, parecchi operatori attivi nel settore e provenienti dall’estero (in particolare dall’Italia e dalla Francia) non rispettano le normative vigenti incidendo negativamente sull’andamento della categoria dei tassisti. Per essere più precisi e concreti, si può citare il caso dei cosiddetti N.C.C Italiani, ossia operatori che mettono a noleggio il proprio veicolo con il conducente.

Ci è stato segnalato che questi conducenti (N.C.C.) giungono nel nostro Cantone accompagnando clienti contattati regolarmente in Italia ed in seguito, invece di fare rientro in Italia, stazionano in diverse località del Cantone, centri commerciali, aeroporto di Agno, stazioni ferroviarie, parcheggi cittadini e luoghi turistici, pronti a dare seguito a richieste di trasporto da parte di clienti locali, e non solo per trasporti oltre confine.
Evidentemente riescono ad accaparrarsi facilmente la clientela proponendo tariffe decisamente più basse rispetto ai tassisti indigeni che, invece, devono fare i conti con i costi, le autorizzazioni locali e gli oneri normalmente applicati sul nostro territorio cantonale.

Questa concorrenza sleale (ai sensi dell’art. 3 della Legge federale contro la concorrenza sleale) mette in seria difficoltà i tassisti Ticinesi che operano nella legalità.
Abbiamo contattato l’Associazione dei tassisti del cantone Ticino categoria B – in particolare il presidente Ziwamil Kareem – ricevendo conferma di quanto sopra indicato nonché della preoccupazione degli operatori attivi in questo settore.
Utile ricordare che l’attività degli N.C.C. italiani è regolata da una legge (legge sul N.C.C. del 1992) che prevede misure particolari alle quali occorre sottostare e che delimitano l’attività sul territorio italiano.

Senza entrare nei dettagli normativi della summenzionata legge italiana, ci limitiamo invece a ricordare che in Ticino, chi intende esercitare la professione di tassista, oltre a possedere la licenza di condurre (categoria B) da almeno 1 anno, deve essere abilitato anche al trasporto professionale di persone con veicoli leggeri.
Quest’ultimo è rilasciato dalla Sezione della circolazione a seguito di un esame pratico e teorico. Inoltre, è importante sottolineare che le autorità cantonali hanno conferito ai Municipi (Legge federale sulla circolazione stradale del 24 settembre 1985) la competenza di disciplinare il servizio di taxi e, quindi, l’interessato a svolgere questa attività deve richiedere l’autorizzazione al Comune di riferimento.

Visto quanto sopra evidenziato vorremmo sapere:
1. A quali condizioni i conducenti (N.C.C) possono esercitare la loro attività lavorativa in Svizzera? Quali normative cantonali e federali devono essere rispettate?
2. Nell’ottica di una concorrenza sana e di una reale reciprocità tra Svizzera ed Italia, i tassisti ticinesi possono esercitare la medesima attività in Italia? A quali condizioni?
3. Cosa intende fare il Consiglio di Stato per ripristinare le condizioni di legalità nella categoria in modo da garantire una situazione di concorrenza leale tra operatori?
È intenzione del Consiglio di Stato informare le autorità italiane sulla situazione poco chiara?

Lorenzo Jelmini, gran consigliere PPD

Redazione

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