“Ho sempre detto che se mai fosse venuto un giorno in cui non avrei più potuto svolgere i miei doveri e compiti, sarei stato il primo a farvelo sapere – ha detto Jobs – e purtroppo, quel giorno è arrivato.”
Le dimissioni ufficiali di Steve Jobs dal suo ruolo di amministratore delegato di Apple, per motivi di salute, hanno scatenato migliaia di discussioni su Internet, soprattutto sui social network.
Però, a prevalere nei commenti e negli scambi di opinione, più che le sue dimissioni, che peraltro erano attese da un pò, sono gli interrogativi riguardo alle reali capacità manageriali e creative del suo successore, Tim Cook.
Anche la Borsa aveva reagito male. Mercoledì i titoli avevano perso il 7% e giovedì mattina il titolo Apple apriva ancora in calo a New York perdendo il 3%.
Malgrado ciò, gli analisti finanziari che seguono il gruppo ritengono che la continuità aziendale non dovrebbe essere minacciata dal ritiro di Jobs, l’uomo che ha inventato iPhone e iPad, i prodotti che hanno fatto di Apple l’azienda tecnologica che vale di più al mondo.
Riguardo alle dimissioni di Jobs, il quotidiano britannico The Times commenta: “La partenza del fondatore di Apple, Steve Jobs, ha fatto cadere il valore in Borsa dell’azienda ed ha colpito negativamente milioni di persone.
Eppure Apple non è l’azienda simpatica e corretta che vuole mostrare di essere. Apple è ciò che vende. Ogni società ha i suoi lati poco pregevoli, ma quelli di Apple – discordia, errori di concezione, collaborazioni vergognose con produttori cinesi sfruttatori di manodopera – sono sempre stati nascosti dietro una facciata dorata.
Tutto questo ha funzionato a meraviglia sino ad oggi, ma non sarà sempre così. Con o senza Steve Jobs, Apple ha raggiunto i suoi limiti.”
Su Twitter, l’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger ha descritto Jobs come “l’Augusto Pinochet della Silicon Valley. Visionario, coraggioso e spietato con la concorrenza.”
In un editoriale su Il Secolo XIX si legge: “Jobs se ne va e chiude dietro di sé l’età dell’oro in cui si sono usati i mezzi meno apprezzabili, dalle droghe al non fare prigionieri fra i concorrenti, per far stravincere l’individualismo.
Altro che abbraccio universale. Jobs è un grande tiranno che ci ha stregato, lusingato, fatto vedere la verità dove non avremmo mai immaginato. Ci lascia il regno. Ma sarà più difficile.”
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