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Utopico e devastante – Pierluigi Zanchi

Dell’attuale crisi finanziaria si è detto e scritto tanto e di più: cosa l’ha causata, i possibili scenari e le soluzioni da adottare a breve termine per superare, o meglio limitare gli effetti negativi.
Ma nessuno tra ambienti governativi, finanziari, economici ed imprenditoriali si sta sforzando di definire un nuovo modello economico-sociale che sia sostenibile.
Sostenibile significa continuare in modo indefinito nel tempo; al contrario dell’attuale sistema basato sul consumo sfrenato di risorse materiali limitate.
I pilastri su cui deve poggiare il nuovo modello economico sono: durevole nel tempo, socialmente equo, rispettoso dell’ambiente, decisamente meno avido di risorse materiali, soddisfare i bisogni e le aspettative delle persone.

L’unico modo di raggiungere l’obiettivo é che la crescita si fermi e lo sviluppo “acceleri”.
Per crescita si intende l’aumento esponenziale della popolazione, di consumo d’energia e di materie prime o la produzione di rifiuti. La crescita intesa come aumento fisico non deve essere confusa con la crescita economica la cui ricchezza, storicamente, viene misurata in flusso di denaro legato all’aumento di consumo di beni materiali (PIL).
Per sviluppo si intende tutto ciò che migliori la qualità di vita delle persone; come l’educazione, la salute, la felicità, le relazioni sociali, la cultura.
La crescita é legata alla disponibilità delle risorse limitate del nostro pianeta quali: terreno coltivabile, acqua potabile, materie prime, risorse energetiche, come pure la capacità da parte dell’ambiente di assorbire i nostri prodotti di scarto (rifiuti, sostanze tossiche, CO2). Superati questi limiti si entra in una fase di instabilità della natura con conseguenze disastrose per il nostro sistema di vita.
Lo sviluppo invece non ha e non deve avere limiti. La qualità di vita può sempre migliorare. L’essere umano ha la capacità di imparare e di sviluppare nuove tecnologie o idee per poter riparare i danni e ricuperare ciò che é andato perso. La nostra capacità di evolvere continuamente ci da la possibilità di cambiare in tempo il sistema da cui dipendiamo prima che sia troppo tardi. Più volte nella storia dell’umanità si sono verificati questi cambiamenti in piccola o larga scala. Oggi siamo di fronte ad una nuova trasformazione.

Fino ad oggi lo sviluppo é stato legato alla crescita, ma questo non é più possibile in quanto la crescita attuale è destinata a finire. In futuro il benessere non dovrà più dipendere solo dal consumo sfrenato di prodotti. Se questo cambiamento non avverrà sarà la natura stessa a forzare un cambiamento incontrollato. E le azioni o scelte “sostenibili” sono oggi l’unica soluzione affinché la crescita economica alle nostre latitudini sia ancora possibile.
L’economia dovrà passare dagli attuali beni materiali a più prodotti non materiali. In pratica ridurre il consumo di materie prime mantenendo o aumentando la qualità di vita. Questo è possibile grazie all’utilizzo di tecnologie sempre più avanzate e puntando su prodotti di maggiore qualità e di servizio che richiedono meno materie prime. Industria, artigianato dovranno migliorare la qualità dei prodotti in modo che durino più a lungo e che siano riciclabili il più possibile. La distribuzione della ricchezza dovrà essere più equa in modo da ridurre la povertà, diminuendo di riflesso i conflitti armati e le migrazioni di massa.

L’indicatore di crescita economica attuale il PIL non sarà più l’indicatore di referenza. Il PIL è una addizione di tutti i flussi di materie e denaro.
Purtroppo non tiene conto di tutte le implicazioni o conseguenze di quanto viene prodotto. Ad esempio non tiene conto del fatto che per produrre un certo prodotto venga disboscata un foresta o inquinato un ambiente o la perdita di biodiversità.
Nel PIL le ricostruzioni dovute a danni ambientali o addirittura a causa di guerre sono considerati come positivi. Il PIL non sottrarre nulla in quanto é un valore lordo. Già oggi esistono indicatori che tengono conto di tutti i fattori che entrano in gioco nella crescita economica.
Ad esempio negli USA l’istituto Redefining Progress pubblica periodicamente l’indice alternativo Genuine Progress Inidcator (GPI) in italiano Indicatore di progresso genuino. In pratica sottrae dall’attività economica gli effetti negativi generati e aggiunge per contro valori positivi esclusi dal PIL come il volontariato. La differenza tra i due indicatori è imbarazzante; se per il PIL l’economia USA è in crescita il GPI mostra una tendenza di rallentamento della crescita.

Un’economia e una società sostenibili non sono un utopia ma qualche cosa di concreto. Utopico e devastante è pensare di continuare come fatto finora.

Pierluigi Zanchi, Locarno
Candidato al Consiglio Nazionale per I Verdi

Redazione

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  • Stimolante spunto di riflessione quello di Pierluigi Zanchi. Il problema è chi gestirà questo "risorgimento", questa necessaria "riconversione". Non sono totalmente convinto di una autotrasformazione indolore della società. Il sistema di economia globalizzato è dominato alle oligarchie finanziarie impazienti di revocare tutte le conquiste quando diventano d'intralcio al profitto-sprint. I boiardi del turbocapitalismo sono già pronti a manipolarti il “rinnovamento”. E ti saluto. Gli attacchi alle democrazie "ragionevoli" si sprecano: dalle richieste (pericolosamente nostalgiche) di "un leader con gli attributi", ai problemi di "disomogeneità dei redditi (sic)" nelle grandi metropoli, alla criminalità organizzata, all'antipolitica oltranzista, al vilipendio sistematico della funzione mediatrice dello Stato: espressioni ben presenti che "erodono” quotidianamente la motivazione democratica. Purtroppo, molti che si ritengono democratici, condividono più o meno segretamente l’opinione secondo cui le procedure parlamentari siano superate. Il problema a questo punto si pone nei termini di chiederci con quali modalità le "democrazie indebolite" possano gestire questo "sostenibile passaggio".

  • Stimolante spunto di riflessione quello di Pierluigi Zanchi. Il problema è chi gestirà questo "risorgimento", questa necessaria "riconversione". Non sono totalmente convinto di una autotrasformazione indolore della società. Il sistema di economia globalizzato è dominato alle oligarchie finanziarie impazienti di revocare tutte le conquiste quando diventano d'intralcio al profitto-sprint. I boiardi del turbocapitalismo sono già pronti a manipolarti il “rinnovamento”. E ti saluto. Gli attacchi alle democrazie "ragionevoli" si sprecano: dalle richieste (pericolosamente nostalgiche) di "un leader con gli attributi", ai problemi di "disomogeneità dei redditi (sic)" nelle grandi metropoli, alla criminalità organizzata, all'antipolitica oltranzista, al vilipendio sistematico della funzione mediatrice dello Stato: espressioni ben presenti che "erodono” quotidianamente la motivazione democratica. Purtroppo, molti che si ritengono democratici, condividono più o meno segretamente l’opinione secondo cui le procedure parlamentari siano superate. Il problema a questo punto si pone nei termini di chiederci con quali modalità le "democrazie indebolite" possano gestire questo "sostenibile passaggio".

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