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Dick Marty: versare i soldi dei frontalieri non è segno di debolezza

“La presidente della Confederazione in giugno a Roma ha incontrato il presidente del Consiglio, che ha riconosciuto la necessità impellente di regolare i problemi con la Svizzera.
Lo stesso ministro Tremonti si è dichiarato interessato al modello di accordo che la Svizzera ha sviluppato con la Germania e l’Inghilterra.
Il terzo elemento positivo è l’atteggiamento del parlamento italiano, che con una votazione assolutamente inaudita (501 voti contro zero) ha approvato una mozione per chiedere la ripresa rapida del negoziato con la Svizzera sul contenzioso fiscale, e che la Svizzera venga finalmente tolta dalla lista nera.”

Queste, secondo Dick Marty, le tre ragioni cardine che dimostrano come voler collaborare con l’Italia sbloccando il ristorno della quota dell’imposta dei frontalieri sia un atteggiamento corretto e non un cedimento da parte del Ticino.
Marty – come si legge stamani su La regione – avanza altre motivazioni a favore dello sblocco del ristorno: i segnali positivi che vengono da tutta la classe politica italiana, l’incontro di venerdì scorso chiesto dal Senato italiano e dove lui ha partecipato con Filippo Lombardi e con rappresentanti delle banche svizzere.
Un incontro dove la parte italiana ha ribadito la necessità di iniziare i negoziati con la Svizzera e soprattutto la necessità di toglierla dalla lista nera dei paradisi fiscali.
Dunque, secondo Marty, andare incontro alla volontà italiana di collaborare non è un segno di debolezza, quanto piuttosto un segno di buona volontà.

Il Consigliere agli Stati ha poi ribadito “l’illegalità” del blocco dei soldi dei frontalieri, una palese violazione dei trattati internazionali.
Riguardo all’atteggiamento ostile di Giulio Tremonti, Marty spiega che “… dobbiamo, dopo tutti questi passi positivi, versare questi soldi, in modo da togliere qualsiasi pretesto al ministro italiano dell’economia per rifiutare di negoziare. Devo dire che anch’io, se fossi ministro dell’economia, rifiuterei di negoziare sotto ricatto e sotto la minaccia di non versare dei soldi che devono venirmi di diritto.”

Redazione

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