Mentre in Iraq, all’indomani della partenza delle truppe statunitensi, si aggrava la crisi politica tra il governo sciita del premier al Maliki e le fazioni sunnite, a Baghdad una decina di attentati apparentemente coordinati hanno colpito diversi quartieri della città. 76 i morti, quasi duecento i feriti.
Gli attentati sono i primi dall’inizio della crisi politica che minaccia il fragile equilibrio del paese e ne paralizza le istituzioni : nei giorni scorsi il vice presidente sunnita Tarek al Hachemi è stato colpito da un mandato d’arresto con l’accusa di aver organizzato una serie di attentati per destabilizzare il governo.
Un anno dopo il voto di fiducia del Parlamento al governo di unione nazionale – formato dai deputati delle tre comunità del paese, curdi, sunniti e sciiti – il primo ministro Nouri al Maliki ha minacciato di rimpiazzare i ministri alleati ad al Hachemi qualora non ritireranno il loro sostegno al vice presidente.
Al Hachemi si è rifugiato ad Arbil, capoluogo della regione autonoma del Kurdistan iracheno. Il premier al Maliki ha chiesto alle autorità locali di consegnarlo alla giustizia di Baghdad.
Difficile presagire cosa potrebbe accadere qualora la sua richiesta non verrà osservata.
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Ennesimo scacco della politica estera degli USA. Una guerra inutile, caso mai le guerre fossero utili.