Non passa giorno che la cronaca cantonale non riporti una rapina a un negozio, a un distributore di benzina o uno scippo. Non solo più di notte, ma in pieno giorno, con sfacciataggine e aggressività sproporzionata.
Insomma, la tecnica criminale si è affinata, la frequenza degli eventi aumentata, frutto anche della situazione socio-economica di molte persone disperate, figlie della povertà, del disagio, della mancanza di un lavoro e di soldi. Da che mondo è mondo, quando ci si trova con le spalle al muro, l’occasione fa l’uomo ladro e alcune volte, purtroppo, anche assassino.
Ma questo non deve e può giustificare una mancanza di intervento da parte dello Stato, che nei suoi compiti primari dovrebbe proteggere la popolazione. Una popolazione che con il pagamento delle imposte contribuisce a sostenere la sicurezza nazionale. Una popolazione che stipendia le forze di polizia, le guardie di confine e l’esercito. Chi scrive ha due motivi per evidenziare quanto sopra.
Il primo, che mi vede confrontato come cittadino e municipale in un Comune con tre valichi doganali principali: Fornasette, Cassinone e Ponte Cremenaga (senza contare il valico vecchio a Termine, che ai tempi fungeva da quarto passaggio di confine).
Anche da noi, ma con poca pubblicità sui media, vi è stato “l’autunno caldo” quest’anno, non in termini meteorologici, bensì in furti con scasso a non finire e cosi nella vicina Sessa. Ovviamente, nessun arresto o fermo, solo sospetti quindi, per quanto ne sappiamo, i malviventi sono ancora liberi di agire indisturbati.
Il secondo punto porta a chiedermi, in qualità di ufficiale di milizia dell’esercito, se il nostro Governo Federale e il Dipartimento della Difesa (DDPS: nella sigla contiene anche la protezione della popolazione) non possano considerare il Ticino come un Cantone a statuto “speciale” e autorizzare così l’esercito a svolgere compiti d’osservazione dei nostri presidi di confine, di pattugliamento, sostenere congiuntamente le forze dell’ordine sul campo, proteggere le opere e la popolazione, sotto forma di corsi normali di ripetizione oppure d’aiuto sussidiario alle autorità cantonali. Queste mansioni le svolgiamo ogni anno a Davos, per proteggere capi di stato e di governo stranieri al WEF, non vedo perché non lo si possa fare per la nostra gente.
Potrebbe essere un buon esercizio per le nostre truppe, utilizzando i mezzi di cui disponiamo, come ad esempio i droni e i visori notturni mobili e sui mezzi blindati. Sarebbe un buon deterrente per la criminalità, inoltre i militi confederati avrebbero l’occasione di conoscere meglio il Ticino e le sue particolarità, portando pure dell’indotto. Magari potrebbero tornare più tardi in civile per le vacanze estive. Insomma, due piccioni con una fava.
Aumento della sicurezza territoriale e promozione turistica nazionale. L’importante comunque è rafforzare il dispiegamento delle forze dissuasive sul terreno.
Non penso che impiegando l’esercito come aiuto sussidiario si andrebbe a violare quell’oramai “scellerato” accordo di Schengen che, ahimè, è stato, con la libera circolazione, la rovina del nostro Cantone. Accordi questi che molti politici nostrani, appartenenti ai partiti storici, spacciavano per trattati irrinunciabili e sicuri, a tal punto da farli sostenere dalla maggioranza del popolo svizzero.
Oggi ne vediamo i risultati, e stranamente non udiamo più codesti sostenitori.
Perfino la Danimarca il maggio scorso ha reintrodotto il controllo alle dogane con Germania e Svezia. Ricordo che la Danimarca è membro dell’UE. Possibile che noi svizzeri, che non siamo nel calderone europeo, dobbiamo sottostare a questi accordi fallimentari ?
Solidarizzo con il sindaco Piffaretti di Novazzano, che in TV ha sottolineato benissimo che il problema non è più cantonale, bensì federale.
E’ ora che anche il nostro Consiglio di Stato faccia sentire, congiuntamente alla deputazione ticinese alle Camere, il nostro dissenso e la nostra paura quotidiana in quel di Palazzo federale.
E’ tanto difficile per Berna capire che il Ticino, fino a prova contraria, fa parte ancora della Svizzera? Oppure, come ha affermato qualche giorno fa il professore svizzero Thomas Straubhaar dell’Università di Amburgo, “il Ticino per la Svizzera è come la Grecia per l’Europa”.
– Casco in testa e moschetto a tracolla… Avanti marsch…
Tiziano Galeazzi
Municipale Monteggio
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