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Gran Bretagna. Economia anemica, tripla A a rischio

Il downgrade effettuato dall’agenzia di rating Standard & Poor’s di 9 Stati della Zona euro venerdì scorso preoccupa la Gran Bretagna, che si chiede : saremo noi i prossimi?

Di fatto, una delle motivazioni dei tagli operati da S&P è l’anemia della crescita economica. Questo stesso criterio potrebbe mettere in pericolo la tripla A britannica, che oggi garantisce al paese l’accesso a prestiti a basso tasso d’interesse.
Londra si preoccupa nel vedere i partner europei mettere in causa la legittimità della sua tripla A. Dopo i recenti attacchi di Parigi alla sua economia, un attacco è giunto anche dalla Germania.
Michael Fachs, numero due del gruppo parlamentare tedesco CDU, ritiene che per coerenza andrebbe declassata anche la nota della Gran Bretagna, il cui debito e il deficit di bilancio strutturale sono più alti di quelli francesi.

Leggendo il rapporto pubblicato dal gruppo contabile Ernst & Young, la ripresa economica inglese è paralizzata a causa della crisi nella Zona euro, che assorbe 2/5 delle esportazioni del paese. Il documento prevede una recessione nel primo trimestre di quest’anno.
Pur approvando la cura di austerità messa in campo dal governo di Londra, le agenzie di rating guardano con scetticismo alla crescita economica.
Le esportazioni e l’investimento nel settore privato non hanno colmato il vuoto lasciato dal consumo e dalle spese pubbliche, toccati dalla crisi. La produttività è penalizzata dal calo dei crediti bancari alle piccole e medie aziende, motori tradizionali dell’innovazione e della creazione di posti di lavoro, così come dalla riduzione del budget della formazione professionale.

La politica della Banca d’Inghilterra – che senza ritegno stampa denaro e acquista il debito sovrano britannico – milita per il mantenimento della tripla A. Ma l’iniezione di liquidità da parte dell’istituto di emissione presenta rischi di peggioramento di un’inflazione già alta, al 4.8%.
Liam Halligan, economista presso il gestore patrimoniale Prosperity Capital Management, spiega che al debito ufficiale britannico devono essere aggiunti il peso delle pensioni nel settore pubblico e la fattura dei progetti fallimentari del partenariato tra pubblico e privato.
Halligan parla anche del costo penalizzante della nazionalizzazione di diverse banche e organismi di prestito ipotecario, fra cui la Royal Bank of Scotland e Lloyds, a seguito della crisi finanziaria del 2008.

(Ticinolive/Le Monde.fr)

Redazione

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