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Zona euro e Stati Uniti. Appunti di crisi giovedì 26 gennaio

La Germania e i Paesi Bassi usciranno dalla Zona euro prima della fine dell’anno, spiega Charles Dumas, capo economista presso il gruppo Lombard Street Research di Londra : “Questi due paesi non vorranno continuare a trasferire ogni anno 60 miliardi di euro per la Germania e 15 miliardi di euro per i Paesi Bassi unicamente per garantire il funzionamento della moneta comune.

Il dossier greco pesa sui mercati in quanto si tratta di cancellare 100 miliardi di euro di debiti su un importo corrente di 350 miliardi. Al momento l’ammontare dell’abbandono del credito è del 70% con un tasso del 4% sulle nuove obbligazioni. Il problema è il tasso. Se nessun accordo sarà trovato ci si avvierà verso un default disordinato della Grecia, profondamente destabilizzante per l’intera Zona euro. Se si arriva a un compromesso, ci si deve attendere che Portogallo e Spagna chiederanno di beneficiare – come la Grecia – di un annullamento dei debiti.

La crescita della massa monetaria nella Zona euro rimane debole, così come il credito bancario. Per i prossimi mesi diversi analisti prevedono un nuovo calo della crescita della massa monetaria. Aumenta la prudenza delle imprese e dei privati nella richiesta di nuovi prestiti.

Il rischio maggiore per la Zona euro è la Francia, secondo Eric Stein, responsabile del Global Fixed Income Fund presso la società statunitense Eaton Vance Investment Managers. Stein ritiene che la Banca centrale europea può risolvere il problema della liquidità a livello di Zona euro, mentre invece nessuna decisione concreta è ancora stata presa per risolvere i problemi strutturali dell’economia francese.

Il dubbio è d’obbligo di fronte alle rassicurazioni che giungono dal governo statunitense e dalla Federal Reserve circa la ripresa dell’economia statunitense. La verità è che negli Stati Uniti l’economia è in una fase di rischio, perché il miglioramento di cui parlano gli indici economici non è sostenibile. I salari reali non aumentano e il livello del consumo è instabile. I benefici della società americana devono essere rivisti al ribasso.

(Ticinolive/Atlantico.fr)

Redazione

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