Il successo dell’iniziativa popolare ‘Basta con la costruzione sfrenata di residenze secondarie’ ha scatenato polemiche sulle responsabilità all’origine di un risultato indigesto alle zone turistiche e di montagna.
Ora è necessario riflettere e agire con lucidità, onde evitare ulteriori problemi che condurrebbero ad una situazione caotica e ingestibile.
L’indifferenza palesata dalla consigliera federale responsabile del dipartimento competente durante la campagna è stata stigmatizzata, ma poco importa. Ciò che invece mi ha colpito è la fretta che ha caratterizzato le prime decisioni della settimana scorsa, quasi fosse indispensabile liberarsi al più presto di un problema fastidioso.
Il risultato è a dir poco sconcertante e ha sorpreso anche alcuni colleghi che si sono battuti a favore dell’iniziativa.
La composizione del gruppo di lavoro incaricato di emanare le prime direttive nell’incertezza generale è frutto di scelte che non potevano lasciare indifferenti i cantoni di montagna.
La loro esclusione è un pessimo segnale in vista di un lavoro che dovrà poggiare sulla capacità di negoziare una soluzione sostenibile, tale da giustamente considerare l’esito della votazione, ma anche l’importanza di sciogliere i numerosi nodi giuridici in modo equilibrato.
Ma la perla dei soliti noti, consiste nella raccomandazione di applicare il nuovo articolo costituzionale votato dal popolo già a partire dall’11 marzo scorso!
In verità gli iniziativisti hanno concepito una norma transitoria che impone la nullità dei permessi di costruzione per le residenze secondarie a decorrere dal 1° gennaio 2013.
Dunque è semplicemente sconcertante ritrovarsi con una linea direttiva, la cui forza vincolante è già stata messa in discussione, che fissa principi più restrittivi rispetto a quanto voluto dall’iniziativa accettata dal popolo!
Chi si ritrova in seria difficoltà sono i cantoni e i comuni, bombardati da richieste e domande che non possono essere evase con la semplice lettura di quanto pubblicato settimana scorsa dalla segreteria generale del Datec.
Inoltre, si è attivato un pericoloso esercizio di esplorazione di tutte le possibilità di elusione del principio votato, il quale è comunque la conseguenza naturale dell’incertezza e del disorientamento generato da queste prime linee direttive. Non parliamo di noccioline e le reazioni anche di parecchi attori con responsabilità istituzionale sono comprensibili, ma purtroppo rischiano di essere il preludio a un conflitto che dobbiamo assolutamente evitare.
A me poco importa l’indignazione di qualche cancelliere o giurista comunale engadinese. Avrebbe dovuto pensarci prima…!
Mi interessa invece constatare che i cantoni alpini e periferici sono stati immediatamente messi all’angolo, sebbene direttamente interessati da una soluzione equilibrata al problema. Perciò, non si tratta di una questione unicamente di natura giuridica, ma evidentemente anche politica.
In Ticino, è stato suonato l’allarme per il futuro dei rustici. A mio avviso di principio l’iniziativa non colpisce i rustici. È’ stato più volte dichiarato dai sostenitori dell’iniziativa e mi attendo una conferma in tal senso.
Le limitazioni poggiano su altre premesse giuridiche che non devono sovrapporsi a quelle che concernono l’iniziativa Weber. L’articolo 12 delle norme di attuazione del Puc-Peip esclude l’utilizzazione a scopo di residenza primaria nel suo comprensorio.
Un rustico non può nemmeno essere costruito o ricostruito, quindi rappresenta proprio l’elemento qualitativo che permette la residenza secondaria, in contrapposizione a quanto il popolo ha voluto sanzionare con l’accettazione dell’iniziativa.
Dunque, manteniamo la calma ed evitiamo di stimolare la fantasia di qualche personaggio che non esiterebbe ad appesantire i suoi attuali compiti.
In futuro, inevitabilmente si dovranno comunque codificare alcuni principi nelle norme adattate al nuovo articolo costituzionale approvato.
Infine, alla luce delle prime direttive completamente sbagliate, ci si chiede cosa significhi applicare i principi dell’iniziativa già dalla data di accettazione dell’iniziativa.
Come dovranno comportarsi i Municipi? Ovviamente le domande di costruzione dovranno riguardare costruzioni a destinazione abitativa primaria.
In seguito, a dipendenza degli sviluppi e delle auspicate correzioni a queste direttive, una variante consentirà di sfruttare un eventuale margine di manovra per una destinazione a residenza secondaria.
Urge nel frattempo una riunione tra i rappresentanti dei Governi cantonali e la Consigliera federale.
Fabio Abate, avvocato e Consigliere agli Stati PLR
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Condivido quasi totalmente il pensiero di Abate. Sui rustici non sarei così ottimista.
E io che non l'ho neanche votato! Ma si può?
Neppure io l'ho votato. L'Abate in campagna elettorale è un enigma, poi...........è come il vino, migliora col tempo.
"Dunque, manteniamo la calma"...
Come si fa a mantenere la calma? Siamo alle solite:i partiti e i politici sono capaci di apparire come saggi soltanto quando si tratta di annunciare ipotesi di soluzioni per contenere i danni(confermo: ANNUNCIARE, non FARE o perlomeno TENTARE perchè queste dichiarazioni del dopo-disastro devono prima trovare riscontro in una vera azione).
Una volta in più è mancata la visione dell'essenziale. Il resto sarà un pasticcio dove ogni partito che oggi si dice "sorpreso" dall'esito della votazione sarà preoccupato di salvare la faccia.
Quì l'essenziale, secondo me, era il fatto di impedire assolutamente un'ulteriore perdita di competenze e autonomia dei Cantoni con conseguente concentrazione a Berna, dove anche quì saranno i nostri poche e oltretutto poco profilati rappresentanti del popolo (?) a decidere.
Siamo alle solite: coloro che dovrebbero e potrebbero prendere misure per tempo in base a molti e ripetuti segnali lasciano andare le cose perchè probabilmente occupati in cose che interessano meno il popolo rispettivamente gli iscritti al partito. Poi qualcosa (in verità: sempre più cose) vanno storte. Perchè i cittadini non si preoccupano di far intervenire prima i loro partiti e i loro rappresentanti?
Tutto ciò a prescindere dalla questione se la misura della limitazione al 20%, in sè, sia veramente un errore...