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Mauro Damiani sulla disdetta degli accordi di libera circolazione

Per anni ci hanno detto che la libera circolazione delle persone avrebbe portato ad un aumento dell’immigrazione di qualità e quindi della ricchezza. Ora anche il Consiglio federale sembra (sottolineo sembra) essersi accorto che i conti non tornano.

In realtà ciò che il Consiglio federale intende fare è una messinscena per calmare gli animi di chi la libera circolazione delle persone l’ha sempre criticata duramente.
In Ticino, per esempio, la libera circolazione delle persone ha portato a un aumento del numero di frontalieri che sembra inarrestabile, ma non solo.
Vi sono anche le oltre 15’000 notifiche di lavoro temporaneo da parte di lavoratori stranieri pari a svariate centinaia di migliaia di giorni di lavoro che si sarebbero dovuti «consumare» a beneficio di lavoratori indigeni e che sono stati messi invece in disoccupazione.
Secondo alcune stime parliamo di oltre 500 milioni di franchi svizzeri che hanno varcato i confini sottraendoli all’economia locale. Premettendo che non sono un economista, faccio fatica a comprendere come si possa sottovalutare il fenomeno dicendo che la situazione in Ticino non è poi così drammatica.
Ma come? Terzo cantone della Svizzera con il maggior numero di disoccupati (primo Ginevra e secondo Vaud), numero di abitanti piuttosto esiguo e altrettanto esiguo il numero di lavoratori, come pure il numero di posti di lavoro a disposizione; ciononostante si ha il coraggio di affermare che la mancata iniezione di 500 milioni di franchi nell’economia locale non ha praticamente conseguenze?
Oggi addirittura la Segreteria di Stato dell’economia (SECO) sembra ammettere che, forse, esiste un problema e anche per questa ragione si è deciso di intervenire con l’adozione di un pacchetto di adeguamento delle misure collaterali, quelle misure collaterali che finora non hanno portato a nulla; staremo a vedere se questo «adeguamento» potrà servire a qualcosa.

A fronte di questi dati, l’unica via percorribile sembra essere quella della disdetta degli accordi sulla libera circolazione delle persone che per taluni è improponibile, per altri equivale a una semplice disdetta contrattuale.
E allora cosa aspettiamo? Quando un contratto collettivo non funziona più i primi a entrare in campo sono i sindacati che negoziano un nuovo contratto. Perché non fanno la stessa cosa con questo contratto che sta penalizzando fortemente i lavoratori che per anni hanno pagato le quote associative?

Mauro Damiani
Coordinatore ASNI* Sezione Ticino
Membro del Comitato direttivo


*Azione per una Svizzera neutrale e indipendente

Redazione

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