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Sull’inconsistenza di Johann Schneider-Ammann

Martedì il Consigliere federale Ueli Maurer ha presentato il rapporto sulla sicurezza in Svizzera e sulle principali minacce che gravano sul nostro paese (vedi correlati).
Sulla base di quanto presenta il rapporto, verso giugno sarà in consultazione un progetto di legge per una maggiore prevenzione delle molteplici minacce contro la sicurezza
.

Da una parte c’è dunque Ueli Maurer, che preso atto di una situazione problematica guarda al futuro e opera per rafforzare la rete del sistema di protezione contro i reati informatici, l’estrema sinistra, la minaccia del terrorismo, i disagi causati dall’aumento dei migranti dal Nord Africa e quant’altro.

Dall’altra parte invece c’è il Consigliere federale Johann Schneider-Ammann, responsabile dell’economia.
Inaugurando martedì a Moutier la Siams, la principale esposizione industriale dell’Arco giurassiano, Schneider-Ammann ha messo l’accento su quanto lui e il suo dipartimento stanno facendo per “evitare la deindustrializzazione del paese e per conservare, nella misura del possibile, i posti di lavoro”.
La brocca del mondo del lavoro è rotta, i dati lo confermano, la situazione è davanti agli occhi di tutti e Schneider-Ammann lo sa.
La realtà è che lui e il suo dipartimento hanno fatto poco e oggi, nel contesto attuale, fanno ancora meno.
Malgrado ciò, Schneider-Ammann si prodiga in dichiarazioni che celebrano il suo impegno in prima linea e lo fa cosciente che se le cose continueranno a andare male per lui l’alibi sarà facile : colpa degli altri, colpa di imprenditori, datori di lavoro, sindacati, operatori, banche, ecc.
Colpa di tutte queste parti che non avranno voluto collaborare con lui.

Invece di auto-celebrarsi, Schneider-Ammann potrebbe magari prendere esempio da Maurer e investire il tempo per preparare misure atte a prevenire il ripetersi di situazioni analoghe, in agguato ovunque.
Oppure, di fronte all’evidenza di una situazione critica, potrebbe magari tacere, evitando così sproloqui fini a sé stessi.

B. Ravelli

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Redazione

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  • Quando l'ho ben detto in dicembre che l'UDC doveva in primis attaccare il seggio liberale (non c'era da aspettarsi grandi appoggi da parte liberale del secondo UDC), mi sono trovato solo a sostenere questa scelta. I fatti successivi fin qui mi hanno ragione.

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