In base a statistiche storiche e alle recenti sequenze sismiche, in Emilia Romagna non vanno esclusi altri terremoti, malgrado manchino le conoscenze scientifiche per affermarlo con certezza.
A dirlo è Stefano Gresta, presidente dell’Istituto italiano di geofisica e vulcanologia.
Dal primo terremoto del 20 maggio i sismologi hanno spiegato che il sottosuolo della Pianura padana stava liberando energia accumulata nel corso di secoli.
La placca africana preme verso nord sulla placca euroasiatica e uno dei luoghi di frizione è proprio sotto l’Italia. La placca africana si insinua nella zona dell’Adriatico e questo aumenta il pericolo sismico nel nord-est dell’Italia.
Se questo processo sia finito nessuno scienziato è in grado di dirlo. E’ un fenomeno complesso, imprevedibile.
Questa la sequenza dei terremoti in Emilia Romagna dal 20 maggio al 7 giugno:
20 maggio : ore 4h04, magnitudo 5.9, profondità 6 km.
29 maggio : ore 9h00, magnitudo 5.8, profondità 5.2 km.
29 maggio : ore 12h56, magnitudo 5.3, profondità 6.8 km.
29 maggio : ore 13h00, magnitudo 5.1, profondità 11 km.
3 giugno : ore 21h20, magnitudo 5.1, profondità 9.2 km.
Tutte le scosse si sono prodotte tra Finale Emilia e Novi di Modena. Oltre a questi terremoti vi sono state centinaia di scosse sino a una magnitudo 4.
Alle 4 del mattino di sabato 9 giugno un terremoto di magnitudo 4.5 si è prodotto tra le province di Belluno e Pordenone. Non vi sono state vittime né danni di rilievo.
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