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Presidenziali in Egitto. I Fratelli musulmani rivendicano la vittoria

Mohammed Morsi afferma di aver raccolto più del 52% dei voti, dato smentito dal suo rivale Ahmed Chafik. Domenica sera il Consiglio supremo delle forze armate ha diramato una dichiarazione costituzionale che limita i poteri del futuro capo di Stato.

Dopo aver perso tutti i seggi in Parlamento (sciolto settimana scorsa per un decreto della Corte Costituzionale per pretese irregolarità di scrutinio) i Fratelli musulmani egiziani non hanno alcuna intenzione di vedersi soffiare la presidenza.
Lunedì mattina verso le quattro, mentre proseguiva il conteggio delle schede di voto, il candidato della confraternita, Mohamed Morsi, ha annunciato la sua vittoria con oltre il 52% delle preferenze.
Un annuncio che i partigiani del generale ed ex primo ministro Ahmed Chafik hanno subito contestato, denunciando una manipolazione patetica e affermando che a essere vincitore è il loro candidato.
Comunicando i risultati senza attendere la proclamazione ufficiale, prevista giovedì, i Fratelli musulmani cercano di prendere Chafik in contropiede e di scoraggiare un eventuale colpo di forza.
Davanti ai giornalisti Morsi ha promesso di essere il presidente di tutti gli egiziani e ha promesso di non cercare la vendetta per la brutale repressione di cui il suo movimento è stato fatto oggetto nel corso degli ultimi decenni. Dalle prime ore di lunedì mattina i suoi sostenitori hanno invaso Piazza Tahrir per festeggiare.

Questa elezione presidenziale è un punto importante nel laborioso processo di transizione avviato dalla caduta del presidente Hosni Moubarak, l’11 febbraio 2011, ma pare evidente che non metterà fine al braccio di ferro tra religiosi e militari.
Domenica sera alla chiusura degli uffici di voto il Consiglio supremo delle forze armate ha annunciato la pubblicazione di una dichiarazione costitutiva che limita le prerogative del nuovo presidente.
Il testo rinvia ulteriormente il passaggio dei pieni poteri ai civili e assicura all’esercito il controllo del potere legislativo e le finanze pubbliche, sino all’elezione di un nuovo Parlamento.
I militari controlleranno inoltre la composizione del comitato incaricato di redigere la Costituzione e disporranno di diritto di veto. Infine, contrariamente a quanto poteva fare Moubarak, il nuovo presidente non potrà dichiarare una guerra senza l’accordo dei vertici militari.
Appena pubblicata, la dichiarazione è stata respinta dai Fratelli musulmani, che vi vedono uno strumento destinato a contrastare la loro ascesa politica.
16 mesi dopo la rivolta che ha cacciato Hosni Moubarak, l’Egitto si trova in un contesto politico e istituzionale più che mai incerto.

Redazione

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