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Tobin tax. Il masochismo decisionale dell’Unione europea

La Tobin tax, dal nome del premio Nobel per l’economia James Tobin che la propose nel 1972, è una tassa tra lo 0,05% e l’1% sulle transazioni sui mercati valutari per stabilizzarli e per procurare entrate da destinare alla comunità internazionale.
I suoi sostenitori affermano che a un tasso dello 0,1% la Tobin tax garantirebbe ogni anno all’incirca 166 miliardi di dollari.
I suoi detrattori sostengono che la cifra realmente incassata sarebbe molto minore, visto che il grosso delle transazioni finanziarie sono fatte per lucrare sulle micro variazioni dei prezzi e sarebbero insostenibili con la tassa
.

Non ho nulla contro il contributo che James Tobin ha offerto alla scienza economica, scrive nel portale d’informazione economica Wall Street Italia il redattore del “blog Guglielmo Tell” : “Sono invece contrario all’uso ideologico e pratico che questa “tassa” sta subendo di questi tempi. Qualcuno crede che tassando le transazioni sui mercati valutari, penalizzando in particolar modo le speculazioni valutarie che vengono attuate con estrema frequenza, si possa combattere la speculazione.
Qualcuno crede che così facendo si possa combattere la terribile globalizzazione, ma, come tutte le cose, se dal lato teorico tutto funziona, dal lato pratico la questione è ben diversa.
J. Tobin ragionava in senso generale e complessivo, parlava di comunità internazionale considerando l’effetto della tassazione a livello globale per poter di conseguenza generare a sua volta tanti effetti locali.
Ma per quei paesi che vanno ad applicare, in solitaria, o per quelle aree monetarie (vedi l’Eurozona) che vanno ad applicare una tassa di questo tipo cosa accade?
Accade che gli attori economici, gli investitori, gli speculatori si comportano in maniera pro-attiva rispetto alla tassazione applicata. Questi allocheranno i loro investimenti laddove gli conviene.
I “grandi volponi” che movimentano i grandi investimenti andranno ad effettuare i propri investimenti nei paradisi fiscali o similari avamposti.
Ecco che a pagare saranno invece tutti quei piccoli e medi investitori che non hanno né le risorse né la pronta convenienza per poter allocare le proprie finanze in maniera ottimale.
Ecco l’ennesima prova che l’Europa possiede una componente, purtroppo non indifferente di masochismo decisionale, in materia di scelte comuni per proteggere e rilanciare l’euro.”

Redazione

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  • Una risposta (implicita) a Donatello Poggi e ai critici della Tobin Tax.

    La Tobin Tax è una delle modalità, insieme ad altre proposte, che si battono in tutto il mondo per tentare di arginare il liberismo e il neocapitalismo finanziario.

    Come funziona la T.T.

    Gli speculatori finanziari operano transazioni internazionali per oltre 4 milioni di miliardi di dollari al giorno. Il mercato è ampio e imprevedibile.

    Ogni transazione verrebbe tassata da 0.1 a 0.25 percento del volume di affari

    Questo scoraggerebbe le transazioni a corto termine, che sono per il 90% di speculazione, ma lascerebbe intatti gli investimenti a lungo termine
    - Il mercato finanziario si contrarrebbe in volume, ma verrebbe ristabilita l'autonomia delle economie nazionali. Le nazioni potrebbero inoltre intervenire con efficacia per proteggere la propria moneta dalla svalutazione e dalle crisi finanziarie.

    Si stima che i miliradi ottenuti con questa tassa sarebbero tra i 100 e i 300 miliradi di dollari all'anno

    Le entrate così ottenute potrebbero entrare in un mercato "solidale" per intervenire nei casi urgenti internazionali

    E' chiaro che il passaggio "forte" di quest'arma economica, sta nel rendere più costosi gli investimementi e di breve periodo, contribuendo a disincentivarli. Secondo una stima prudente, attraverso questa tassa, si potrebbero raccogliere tra i 90 e i 100 miliardi di dollari l’anno, una cifra che corrisponde al doppio di quanto viene oggi destinato alla cooperazione allo sviluppo. Il gettito sarebbe raccolto a livello nazionale dalle Banche Centrali che ne tratterrebbero fino all’80% per attività nazionali (servizi sociali, programmi per l’occupazione), destinando poi il restante 20% per attività internazionali (cooperazione, tutela dell’ambiente, ecc.)

    Una delle obiezioni che viene mossa all'introduzione della tassa Tobin in una sola nazione è il fatto che la sua efficacia si dimostra solo in ambito internazionale se, cioè, viene introdotta in diversi paesi, anche se, rispondono i sostenitori, l'aliquota è talmente bassa da non penalizzare il paese che l'adotta che, inoltre, potrebbe invece stimolare accordi con altre nazioni."

    Secondo gli economisti che incoraggiano l'istituzione della tassa Tobin, scoraggiare le transazioni di breve periodo porta ad una maggior stabilità nei mercati finanziari e dei cambi. Tassare la speculazione, dicono, porterebbe i governi a riprendere in mano la sfera finanziaria, senza affidarsi più all'autoregolazione dei "mercati" che hanno ormai acquisito un potere egemonico.

    Quindi introdurla immediatamente. Redistribuire ricchezza e tassare rendite e operazioni finanziarie. Altro che modello sociale finito. E' una follia, pensare che l'Europa debba diventare il pascolo del neocapitalismo finanziario più di quanto già non lo sia.

    Per concludere:

    Caro Poggi,
    ministri economici riuniti a Lussemburgo hanno constatato l'impossibilità di trovare l'unanimità sulla proposta della Commissione di introdurre un prelievo dello 0,1 per cento sulle transazioni azionarie e obbligazionarie, e dello 0,01 per cento sulle altre operazioni finanziarie. Per quale ragione? Perché tutte le normative in materia fiscale richiedono l'unanimità, la direttiva rischiava di restare bloccata ancora per anni dal VETO CATEGORICO DELLA GRAN BRETAGNA, un Paese EUROSCETTICO, che ha fatto della City di Londra uno dei centri mondiali del turbocapitalismo. Gli altri Paesi europei sono invece, sostanzialmente, a favore.

    Queste misure restrittive vengono combattute strenuamente da chi vede, nella crisi attuale, perfino una possibilità di rivincita... in altre parole ogni strategia finalizzata a salvare l'economia degli Stati si scontra con la pesante propaganda neoliberista antistatalista. La sinistra europea ha sempre proposto misure economiche e fiscali, quindi politiche per la salvaguardia del potere d'acquisto della classe media. Queste indicazioni sono state sistematicamente stroncate dalle destre economiche, così come qualsiasi tentativo di tassare le ricchezze. La sinistra europea ha sempre lottato per un europeismo molto diverso da quello consegnatoci dai potentati finanziari. È probabilmente in questo senso che la sinistra svizzera "immagina" l'Europa. Ma non riesce a spostare gli equilibri perché è indebolita dallo scarso seguito che ottiene presso le masse popolari. Quest’ultime sono affascinate, invece, dalla demagogia spicciola che grida subito al "comunismo" quando essa (la sinistra democratica) si fa interprete di istanze tendenti a frenare i disastri economici prodotti dal turbocapitalismo. Altro discorso (che non faccio) è il grado di competenza del gruppo dirigente della cosiddetta sinistra nostrana.

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