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Materie prime, bomba fiscale che minaccia la Svizzera

Bruxelles chiede alla Svizzera la soppressione del regime fiscale troppo lieve che aveva attirato nel paese i giganti delle materie prime. Una richiesta che preoccupa in particolare i cantoni Vaud e Ginevra.
Alcuni passaggi di un editoriale del quotidiano romando Le Temps
.

“Trattando dalla Svizzera enormi quantità di petrolio, metalli e granaglie – le vendite svizzere sui mercati mondiali hanno superato 763 miliardi di franchi nel 2011 – il settore delle materie prime arricchisce l’Arco del Lemano da un decennio.
Ma ora l’Unione europea mette in questione il sistema fiscale privilegiato che ha attirato in Svizzera le multinazionali del settore.
Le autorità elvetiche hanno discusso con l’Unione europea sulle cosiddette società ausiliarie, di base o miste. Statuti fiscali che autorizzano le multinazionali, i cui benefici si fanno soprattutto all’estero, a essere tassate in Svizzera a un costo ridotto (ad esempio, circa 11% a Ginevra invece del 24% delle società ordinarie). Massicciamente usato dai traders di materie prime, questo sistema è giudicato discriminante dall’Unione europea.

Lo scorso 9 maggio, i rappresentanti del settore di Ginevra, Lugano e Zugo si sono recati al Dipartimento federale delle Finanze per esprimere la loro preoccupazione.
Jacques-Olivier Thomann, presidente di Geneva Trading and Shipping Association (GTSA) ha spiegato l’evoluzione della situazione : “La forza del franco pesa sui benefici, che sono in dollari. La situazione economica è complicata, la pressione sui costi è maggiore. I vantaggi vengono erosi.”
La delegazione ha fatto capire che le aziende del settore ricevono proposte favorevoli da altri paesi, in Europa e in Asia e che potrebbero lasciare la Svizzera se le imposte dovessero aumentare troppo.
I funzionari federali si sono mostrati rassicuranti : la Svizzera vuole mantenere i suoi vantaggi fiscali, ma chiunque abbia studiato la questione capisce che prima o poi ci si dovrà adattare alle richieste dell’Unione europea. Non farlo significherebbe rischiare misure di ritorsione dolorose, come quelle già applicate dall’Italia, che penalizza le imprese che stipulano contratti con società svizzere.

La soluzione è il tasso unico. Per mettere fine alla discriminazione criticata dall’UE, i cantoni che ospitano società “ausiliarie” farebbero convergere i due attuali regimi fiscali.
L’imposta sul reddito delle società normali si abbasserebbe, quella delle multinazionali “a statuto” aumenterebbe, in principio non di molto.
Un’operazione potenzialmente pericolosa per le finanze pubbliche. Ad esempio, a Ginevra, passare al tasso unico di 15% causerebbe perdite fiscali annue di 440 milioni di franchi per i cantoni e i comuni. Il Dipartimento federale delle finanze considera ottimale un tasso unico del 13%. Sempre a Ginevra, un tasso unico del 12% causerebbe perdite fiscali annue, al cantone e ai comuni, di circa un miliardo di franchi.”

Redazione

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