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L’umore dei britannici – Carlo Curti

“Which?”, la più importante associazione dei consumatori del Regno Unito, in un suo recente sondaggio mette in fila l’avversione dei sudditi di sua maestà verso le maggiori caste dell’isola.
Politici, giornalisti e banchieri vanno dritti sul podio; sotto, in zona medaglie, sgomitano invece agenti immobiliari, impresari, dipendenti pubblici, commercialisti e avvocati.
A prendere sul serio il sondaggio che, come avviene in casi simili, copre una percentuale non certo maggioritaria di britannici, verrebbe da chiedersi: “Ma gli inglesi vanno ancora a votare con senno?”

Si? Allora nelle contee lungo il Tamigi si dovrebbe respirare la stessa aria dei territori occupati in Cisgiordania, la stessa sensazione di sicurezza precaria per quei dirigenti che hanno lucrato sul mandato dei cittadini.
Non credo sia così, anche se l’inchiesta demoscopica conferma una tendenza popolare che prende sempre più piede in Europa e alcuni paletti ben piantati per terra li mette.

Vediamoli:
– La politica dei ragionieri (o i ragionieri della politica), dopo un ventennio abbondante, ha il fiato corto e in alcune aree del Mediterraneo è già alla bombola d’ossigeno.

– L’alternanza di coalizioni governative nella sala dei bottoni si è rivelata pasticciona e irrilevante per le necessarie correzioni di rotta, perché il potere dei ministri è vaporoso rispetto a quello energico e risoluto delle agenzie di rating finanziario e delle multinazionali

– Lo scontento e la disaffezione per la cosa pubblica sono sì palesi ma spuntati perché fa ancora gola il concetto della corsa al benessere “fai da te”, in barba ai criteri che permettono all’individuo di gestire adeguatamente la propria libertà con il rispetto degli altri.

– La pubblicità(in ogni sua forma)è , purtroppo, lungi da essere considerata quello che in effetti è: uno strattagemma che consente di vendere prodotti (tecnologici e umani) che altrimenti quasi nessuno comprerebbe.

L’occasione per queste note viene, come detto, da un sondaggio britannico ma non penso che il risultato sarebbe stato radicalmente diverso se a farlo fosse stata una qualsiasi associazione di consumatori e consumatrici di casa nostra.
A proposito: qualcuna l’ha fatto?

Carlo Curti, Lugano

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Redazione

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