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Israele teme le ripercussioni del conflitto in Siria

Dopo l’incursione di carri armati siriani sulle alture del Golan, il capo delle Forze armate israeliane Benny Gantz ha reso visita ai soldati che sorvegliano la frontiera.

Gantz ha dichiarato domenica che il conflitto siriano potrebbe avere ripercussioni per lo Stato ebraico, mentre combattimenti fra ribelli e forze del regime di Damasco si svolgono in prossimità delle posizioni israeliane sull’altopiano del Golan.
“E’ una questione siriana che potrebbe diventare una nostra questione – ha commentato Gantz durante una visita alle truppe israeliane stazionate alla frontiera tra l’altopiano, occupato da Israele e la Siria.

I soldati israeliani possono udire il rumore dei combattimenti che oppongono le forze del regime e i ribelli siriani, ha indicato il portavoce dell’esercito Yoav Mordechai, che accompagnava Benny Gantz nel suo giro d’ispezione.
“Dall’altra parte della frontiera si sente il rumore dei tank e dei tiri di armi leggere – ha aggiunto – Le forze israeliane si preparano a vedere i tiri cambiare direzione a ogni momento e puntare verso di noi.”

L’esercito israeliano ha sporto denuncia presso le Nazioni Unite dopo che carri armati siriani sono entrati sabato mattina nella zona smilitarizzata tra i due paesi, sull’altopiano del Golan. Dopo questo incidente l’esercito israeliano ha innalzato il suo livello d’allerta.
Ufficialmente la Siria è in stato di guerra con Israele, che durante la guerra dei Sei giorni nel 1967 aveva preso al paese parte dell’altopiano del Golan.
Un accordo siglato tra i due governi nel 1974 prevede lo stazionamento di circa 1’200 osservatori della Forza delle Nazioni Unite, incaricati di sorvegliare la zona di separazione, per una distanza di circa 6 chilometri.
Già lo scorso luglio lo Stato ebraico aveva protestato presso le Nazioni Unite per l’infiltrazione di soldati siriani nella zona smilitarizzata.

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Redazione

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