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L’orchestra, l’italianità e gli insulti – di Francesco Hoch

Riprendiamo dal sito di Giovanna Masoni Brenni questa interessante lettera, pubblicata dapprima sul CdT, nella quale il musicista Francesco Hoch si scaglia con veemenza contro il Mattino della Domenica, reo di aver attaccato – in verità in forme assai villane – il dr. Carlo Piccardi, musicologo ed ex capo della Rete 2.



Avevo già pronto l’articolo con un «ben tornato Carlo Piccardi nelle pagine del Corriere del Ticino» in riferimento all’as­solutamente interessante suo articolo circa l’istituzione Orchestra, quella della Svizzera italiana compresa, quando la profonda indignazione dopo la lettura dell’inqualificabile bassezza dello scritto del Mattino della domenica a firma del signor Giuliano Bignasca in risposta all’articolo di Piccardi sull’«Italianità» apparso sul Corriere del Ticino, ha purtroppo preso il sopravvento.

Insulti gratuiti, inauditi attacchi alla persona, un articolo pieno di disgustoso disprezzo, di odio ingiustificato e di estrema violenza, una violenza che ci fa tristemente ricordare il modo con cui sono nate le squadracce fasciste e naziste. Un pericolo per tutta la nostra società e la nostra cultura. E non è un’esagerazione, tant’è vero che sappiamo che qualcuno con il fucile aveva già sparato.

So che il Corriere del Ticino non permetterebbe di rispondere con gli stessi insulti, mentre non ho sentito nessuna condanna per quelli del domenicale.

Ed ora ritorno all’originale «ben tornato Carlo Piccardi» perché i suoi articoli permettono sempre di aprire un importante dibattito, essendo Piccardi, e bisogna una volta dirlo veramente, il più importante musicologo e storico della musica ticinese di tutti i tempi, e lo chiamiamo per una volta, dottor Piccardi, visto che i suoi titoli non li ha mai messi in mostra da nessuna parte in tutta la sua vita.

In merito al suo importante scritto sull’Orchestra nel CdT, in cui prospetta lo storico ampliamento dell’istituzione Orchestra in seguito alle necessità dell’affermazione della borghesia, possiamo proseguire questa visione sociologica con l’osservazione che la borghesia ha creato anche l’attuale società di consumo. Oggi, più che mai, «l’effetto immediato», il «rumoroso-forte» viene più che favorito, ma non più con l’orchestra, bensì con gli strumenti amplificati, elettrici e con l’uso dell’elettronica che permettono di far musica in piazze e stadi.

La musica di consumo così trionfa. Possiamo anche osservare che oggigiorno bastano poche persone per ottenere «l’effetto», si risparmia sulle persone (l’orchestra) e si spende per la tecnologia. Questa è chiaramente la direzione scelta in tutti i campi della nostra società.

Il vero rumore, il suono nuovo, non «l’effetto», viene invece conquistato come nuova materia d’espressione, anche proprio ancora sugli strumenti tradizionali ricchissimi di questi suoni-rumore da parte dei compositori classici contemporanei, ma anche sui nuovi strumenti elettrici ed elettronici nelle sperimentazioni dei tempi d’oro del rock e del jazz.

Si tratta di una musica che non segue i dettami scolastici accademici della musica di consumo, e questo vale anche quando questa musica usa gli strumenti elettrici ed elettronici. Essa non viene edulcorata ed «effettata» come nella musica di massa. E sappiamo anche che non si tratta soltanto di zucchero, ma di tanta e tanta saccarina populistica.

Tanto «rumore» per nulla, è spesso il caso. E ci fermiamo qui.

Francesco Hoch (compositore)

Relatore

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