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Riforma del turismo ticinese e “dimenticanze casuali” – di Lorenzo Quadri

In un articolo pubblicato su LaRegione il presidente di Ticino Turismo Marco Solari si esprime sulla riforma della Legge sul turismo, ricordando che giovedì 11 gennaio il cosiddetto “gruppo strategico” deciderà sulla proposta di revisione. Nel desiderio (comprensibile, essendone il presidente) di tessere le lodi dell’ente cantonale, Solari omette di citare alcuni fondamentali aspetti della riforma legislativa in corso.

Se i dati sul turismo ticinese sono quello che sono cioè negativi, e non da oggi, lo si deve sì ai fattori esterni migliaia di volte evocati (globalizzazione, viaggi low cost, cambio euro-franco, e via elencando) ma evidentemente anche a carenze operative interne. Del resto, se così non fosse, non sarebbe in corso una faticosa revisione di legge.

Ciò che il presidente ETT “casualmente” dimentica di scrivere, è che quanto partorito dal magnificato gruppo di lavoro molto deve all’intervento delle due destinazioni turistiche principali, ossia Lugano e Locarno. A livello cantonale si è immediatamente tentato di squalificare l’azione dei due maggiori enti turistici regionali come una “boutade” che non avrebbe lasciato segno. Le cose sono però andate in modo del tutto diverso. Le proposte sono arrivate – perché qualcuno ha lavorato per prepararle, non perché esse nascano per generazione spontanea – e sono state, a quanto sembra, anche in buona parte recepite. Tuttavia da Bellinzona su questo intervento si è fin dall’inizio voluto far calare una cappa di silenzio. Forse nell’illusione che una sorta di “damnatio memoriae” avrebbe modificato la realtà.

Certamente: chi vagheggiava la creazione di un unico ente turistico cantonale, politicizzato e castrante nei confronti delle destinazioni che sono il motore del turismo in Ticino (ma l’hanno ormai capito anche i paracarri che in questo Cantone chi sarebbe nella condizione di tirare il carro a beneficio di tutti non viene sostenuto, ma ostacolato “per non creare disparità” oltre che per invidia, nell’ottica di un deleterio livellamento verso il basso) non può essere particolarmente favorevole alla decisa svolta impressa alla nuova legge: ossia gestione imprenditoriale del turismo. Gestione basata sull’efficacia e sull’efficienza, sui progetti e sui risultati. Non sulla distribuzione delle risorse secondo criteri politici, indipendentemente dal ritorno concreto.

Giustamente Solari parla di un “nuovo inizio”. Ma, per un nuovo inizio, non basta l’arrivo di un nuovo giovane direttore. Serve un cambio di mentalità e di approccio. In caso contrario si finisce nell’arcinoto paradosso gattopardesco (che non c’entra col pardo di Locarno) del “cambiare tutto affinché nulla cambi”. Il ruolo dell’ente cantonale va fondamentalmente rivisto, così come quello delle costituende quattro destinazioni. Ma il cambio di marcia da parte di Ticino turismo ce lo aspettiamo, quello sì, ben prima del varo della nuova legge. Varo i cui tempi sono (saranno) quelli lunghi della politica.

Come una rondine non fa primavera, così un nuovo direttore non fa il cambiamento. Bisogna, come detto, cambiare mentalità. Nessuno mette in dubbio che, come scrive il presidente Solari, la “nuova generazione che ha preso in mano il turismo” sappia “lavorare bene e lavorare insieme”. A Lugano comunque il nuovo direttore di Ticino turismo non si è ancora visto molto… Sulle rive del Ceresio, occhi e orecchi sono ben aperti.

Lorenzo Quadri
Municipale di Lugano
Capodicastero turismo

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