Pubblichiamo, con il consenso dell’Autore, questo editoriale de “Il Paese”, scritto dal direttore Eros Nicola Mellini. Ricordiamo che il Congresso dell’UDC, seguendo Christoph Blocher, ha raccomandato – con significativa maggioranza – il NO. I sondaggi sembrano al contrario indicare che nel “popolo UDC” prevalga il SÌ.
Il 3 marzo 2013 saremo chiamati alle urne per votare, fra l’altro, l’iniziativa “contro le retribuzioni abusive” lanciata dal consigliere agli Stati Thomas Minder. Lanciata a seguito degli scandali delle retribuzioni colossali percepite agli alti vertici delle grosse aziende, l’iniziativa contiene parecchi punti perfettamente condivisibili e gode di simpatia e consenso in parecchie fasce della popolazione. Non così presso gli ambienti economici che la giudicano eccessivamente restrittiva e di difficile applicazione.
Ciò nonostante, è legittimo pensare che perfino in tali ambienti l’iniziativa otterrebbe parecchi consensi se non fosse affiancata da un controprogetto indiretto che, in vasta misura, accoglie i princìpi dell’iniziativa diluendone però gli effetti più drastici. E invece che inserire un lungo articolo dettagliato nella Costituzione federale, regola la materia a livello di legge nell’ambito della revisione del diritto societario. Inoltre, su certi punti, lascia la possibilità all’assemblea degli azionisti di derogare parzialmente dalla legge inserendo una precisa norma negli statuti. Ambedue i testi, quindi, tendono nella stessa direzione. Essi rafforzano i diritti degli azionisti dando loro la competenza di decidere le rimunerazioni dei membri del consiglio d’amministrazione, della direzione e del comitato consultivo. Inoltre, i membri di questi organi non riceveranno più indennità anticipate, indennità d’uscita o premi in caso di acquisto o di vendita dell’impresa.
Dove sta l’inghippo dunque? Semplicemente che il controprogetto è indiretto, ossia non sarà messo in votazione quale alternativa all’iniziativa, per cui il cittadino non potrà decidere direttamente con un sì nell’urna la sua preferenza per il primo. No, andremo a votare sull’iniziativa e solo l’esito negativo di quest’ultima farà sì che il controprogetto entri in vigore.
Una delle ragioni per optare per il controprogetto è che, mentre all’accettazione dell’iniziativa dovrà far seguito l’elaborazione di una legge d’applicazione il cui iter – ne sappiamo qualcosa con l’articolo costituzionale per l’espulsione dei criminali stranieri, cui non ha ancora fatto seguito la legge d’applicazione nonostante la votazione abbia avuto luogo più di due anni fa – può durare alcuni anni, la legge è già pronta, ha passato l’iter parlamentare, e può entrare in vigore immediatamente passati i termini di referendum. È vero che anche contro questa potrebbe essere lanciato il referendum, ma appare poco probabile che ciò succeda, visto l’aperto sostegno degli ambienti interessati.
Non mi si chieda perché si sia scelta questa alternativa nebulosa invece di una chiara votazione per ambedue le proposte con la crocetta da porre all’opzione supplementare “in caso di accettazione di ambedue i progetti opto per l’iniziativa, rispettivamente per il controprogetto”. A me sembra che l’UCCS (Ufficio complicazioni delle cose semplici) di palazzo federale abbia colpito ancora, ma tant’è: chi è a favore del più ragionevole e moderato, ma non per questo meno efficace, controprogetto può esprimere la sua volontà soltanto votando no all’iniziativa, anche quando non sia del tutto contrario ad essa, anzi, anche quando, per molti aspetti, le sarebbe favorevole.
Sarà comunque una strada in salita convincere gli elettori a votare no, dicendo peste e corna di un’iniziativa che invece ha dei pregi, anche se inferiori tutto sommato a quelli di un controprogetto sul quale però non possiamo esprimerci. E, come se non bastasse, è notizia di questi giorni che un’agenzia di pubbliche relazioni vicino a economiesuisse avrebbe “assoldato un gruppo di giovani affinché sui portali informativi online della Svizzera – Ticino compreso – partecipassero come lettori, sotto falso nome, al dibattito riguardante la proposta di modifica costituzionale di Thomas Minder” (swissinfo.ch del 29.12.2012), ovviamente allo scopo di denigrarla. In un periodo in cui la fiducia nei politici e nella politica è ai minimi termini, avremmo fatto volentieri a meno di queste subdole manovre, il cui effetto sarà peraltro controproducente per chi vede nel controprogetto la soluzione migliore.
Eros N. Mellini
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"Non mi si chieda perché si sia scelta questa alternativa nebulosa invece di una chiara votazione per ambedue le proposte con la crocetta da porre all’opzione supplementare “in caso di accettazione di ambedue i progetti opto per l’iniziativa, rispettivamente per il controprogetto”"
Io un'idea l'avrei...
Perché provano per l'ennesima volta di farci fessi (in parole povere). Ed usano un cavillo tecnico.
Per anni si sono vantati della democrazia diretta elvetica. In una parola: balle!
Gli strumenti della democrazia diretta a livello federale sono pochini, poco accessibili e neppure dei più incisivi. Per sempre rimpiangerò l'ostracismo, ma divago.
La legge in senso lato ha dei livelli. Sopra tutto la Costituzione che regola i principi ed attribuisce le competenze, al livello inferiore (autorizzato dalla Costituzione) Leggi (o insiemi di leggi ad esempio il Codice Civile) e Decreti regolano nel dettaglio le singole materie ed infine al livello più basso (anch'esso legittimato dal livello superiore) Regolamenti ed Ordinanze disciplinano le questioni di dettaglio. Per modificare il primo livello è necessario il consenso di popolo e cantoni, il secondo solo del popolo (ma si considera tacitamente dato ai rappresentanti salvo in caso di referendum), il terzo abbisogna solo l'accordo dell'autorità che lo emana.
Non esiste un'iniziativa di legge, quindi tutte le iniziative proposte dal popolo finiscono nella Costituzione, sempre che passino le forche caudine della doppia maggioranza.
Perché contrapporgli un controprogetto diretto che deve sottostare ad una doppia maggioranza? Molto meglio proporre come parlamento una legge, tanto in materia di diritto privato sono già competenti, che deve trovare d'accordo solo la maggioranza del popolo e non anche quella dei cantoni.
In tutto ciò quello che trovo veramente offensivo è che il parlamento ha sempre evitato il problema ed emana una proposta solo quando è stato messo alle strette dall'iniziativa. Prima se ne son ben guardati.