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Sangue in Tunisia. Ucciso l’oppositore al regime Chokri Belaïd

Chokri Belaïd, uno dei leader della coalizione all’opposizione del Fronte popolare, è stato ucciso mercoledì mattina a Tunisi, di fronte al suo domicilio.

Si tratta del primo omicidio di questo genere dalla rivolta che nel gennaio 2011 aveva portato alla caduta del regime del presidente Ben Ali.
Belaïd, 48 anni, è stato colpito da un proiettile al collo e da un altro alla testa. E’ deceduto poco dopo l’arrivo in ospedale.
Al momento le motivazioni dietro questo omicidio sono ancora sconosciute e lo sgomento in tutta la Tunisia è grande.
La notizia ha fatto in poco tempo il giro dei social network e migliaia di manifestanti sono scesi nelle strade in molte città del paese per manifestare la propria rabbia.
L’Avenue Habib Bourguiba, la principale arteria di Tunisi, è stata chiusa al traffico e diverse migliaia di persone si sono radunate davanti alla sede del Ministero dell’Interno.
I manifestanti scandiscono slogan contro Ennahda, il partito islamista al potere sospettato di essere il mandante dell’omicidio.
A Mezzouna, vicino a Sidi Bouzid e a Gafsa i manifestanti hanno attaccato i locali del partito.

Figura di spicco dell’opposizione di sinistra, Belaïd non lesinava le critiche al governo. Aveva raggiunto il Fronte popolare, una coalizione di partiti dell’opposizione che si pone in alternativa a Ennahda.
Il partito ha denunciato “un crimine odioso che punta a destabilizzare il paese” e il suo capo, Rached Ghannouchi, ha spiegato di ritenere che i responsabili della morte di Belaïd vogliono un bagno di sangue in Tunisia. Ghannouchi ha assicurato l’estraneità di Ennahda.

La Tunisia si trova in una crisi politica per la mancanza di un compromesso sulla futura Costituzione che blocca l’organizzazione di nuove elezioni, mentre i membri della coalizione reclamano un rimpasto di governo per ritirare gli islamisti dai diversi ministeri.
In questo contesto, le violenze si moltiplicano e diversi oppositori hanno accusato le milizie pro-governative di organizzare e dirigere attacchi contro di loro. La Lega per la protezione della rivoluzione è accusata di aver ucciso, in ottobre, l’oppositore Nidaa Tounès.

Redazione

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