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Al Rivellino la vera storia di Giordano Bruno – Perì sul rogo in Campo de’ Fiori 413 anni fa

 

GIORDANO BRUNO

Campo de’ Fiori, Roma 17 febbraio 1600 

Il Rivellino di Leonardo Da Vinci del Castello Visconteo, Locarno 17 febbraio 2013


 

L’Istituto di Storia e Filosofia del Pensiero Contemporaneo

Diretto dal prof. Davide Rossi

Con sede al Centro culturale il Rivellino di Locarno

 

Nel 413° anniversario della morte sul rogo di Giordano Bruno a Roma

 

Domenica 17 febbraio 2013, ore 17.00 

presenta: 

“Giordano Bruno, paradigma universale della libertà di ricerca

e del diritto a conoscere”

Relatore: Davide Rossi

 

Giordano Bruno il 17 febbraio 1600 in piazza Campo de’ Fiori al centro di Roma fu arso vivo sul rogo. Era l’esecuzione di una sentenza pronunciata dopo un processo durato otto anni: la sua “colpa” era eresia, ovvero idee audaci, contrarie alla dottrina della chiesa cattolica. Si uccideva allora il suo corpo, ma non il suo pensiero, non la traccia di quella filosofia delle filosofie che unisce tutti i saperi e ha il dolce, sublime profumo della verità. Quale verità? L’immortalità dell’essere umano! La sua vita ha segnato la storia del Rinascimento. L’eco della sua esistenza, del lungo processo e del rogo si è poi spenta per più di due secoli, sepolta negli archivi del vaticano. Fu la presa di Roma da parte delle truppe di Napoleone (1809) ad aprire gli archivi e a portare i documenti a Parigi, dove tutta la storia venne alla luce.

Giordano Bruno è ricordato maggiormente per il “torto” che subì piuttosto che per l’eccelso pensiero filosofico che aveva concepito. Questa forse è l’ingiustizia più grande! Lui che ascoltando l’atroce verdetto, sfinito dalle sevizie e da otto anni di dura detenzione, si rivolse ai suoi accusatori con la memorabile frase:

“Forse voi giudici pronunciate la sentenza contro di me con più paura di quanto io ne abbia nell’ascoltarla”.

 

Relatore

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  • Non so se Giordano Bruno sia stato quello che il titolo declama. Bruciare una persona per le sue idee è un crimine gravissimo, non si discute. Ma da qui da farne un esempio da imitare ce ne corre. Questa la storia di Giordano Bruno vista da un'altra angolazione:

    "Come è noto, a partire dalla "guerra civile ideologica" che si apre nel corso dell'Ottocento fra élites massoniche e liberali e Chiesa Cattolica, la figura di Giordano Bruno svolge un ruolo tutt'altro che secondario, e questo difficile e oscuro pensatore viene trasformato nel simbolo del "libero pensiero", di una modernità "illuministica" ingiustamente ostacolata dalla Chiesa stessa.

    Ma chi è veramente Giordano Bruno? Per capirlo occorre più che mai ricominciare da capo e considerare aspetti biografici normalmente poco conosciuti o abilmente celati.

    Bruno nasce a Nola nel 1548 e, ancora molto giovane, a Napoli, per continuare gli studi, veste l'abito dei domenicani. Rimane per dieci anni in convento, laureandosi in teologia e ricevendo gli ordini sacri, ma ben presto si scontra con i superiori come sospetto di eresia, in quanto da tempo si è dedicato a pratiche e a letture proibite. Il giovane filosofo nel 1576 lascia il convento e fugge. Bruno, sulla base della lettura di testi ermetici e magici, sviluppa una sofisticata ars memoriae, una memoria artificiale cioè, che fa da fondamento a tutte le sue successive concezioni.

    Elabora intanto una metafisica che concepisce l'universo come infinito e privo di centro, increato, dove Dio è pensato panteisticamente come coincidente con il mondo e con la natura; il cosmo è pertanto infinito e in esso tutto viene divinizzato.

    Questa filosofia porta con sé la necessità di distruggere il cristianesimo, la sua morale, la sua concezione dell'uomo, segni per il filosofo di un'estrema decadenza e povertà del mondo.

    Giordano Bruno inizia quindi una serie di drammatiche peregrinazioni attraverso l'Europa. La sua prima tappa importante è a Ginevra, dove aderisce alla confessione calvinista dominante per venire ben presto processato, scomunicato e costretto a fuggire in Francia. Qui entra in contatto con Enrico III di Valois che forse, secondo la Yates, lo invia in Inghilterra con una precisa missione politico-culturale: cercare di convincere la regina Elisabetta e i circoli colti della corte inglese ad aderire alla nuova religiosità magica ed "egiziana" di cui Bruno si fa banditore e sacerdote. Lo scopo è smorzare la contrapposizione fra cattolici e protestanti trovando un comune terreno "ermetico" di intesa in funzione antispagnola. Un altro storico inglese, John Bossy, nel 1991 pubblica un testo fondamentale, "Giordano Bruno e il mistero dell'ambasciata", in cui avanza la tesi che Bruno a Londra si sia posto al servizio dei servizi segreti di Sir Walsingham, aiutandoli a sventare i complotti dei cattolici inglesi, giovandosi a questo scopo anche delle confessioni che carpisce in qualità di sacerdote all'ambasciata francese di cui è ospite.

    Dopo l'esperienza inglese, e un breve e sfortunato ritorno in Francia, Bruno passa un lungo periodo in diversi stati tedeschi e a Wittenberg tesse uno strabiliante (e strumentale) elogio di Lutero, infarcito di accuse durissime contro il Papa. La sua adesione opportunistica al luteranesimo non gli impedisce però di essere scomunicato ancora una volta ad Helmstadt proprio dai protestanti locali. Bruno è infatti tradito dal suo carattere focoso e irascibile, dal suo senso smisurato del proprio valore. Nel 1591 è raggiunto da un invito di un nobile veneziano, il Mocenigo, che vorrebbe imparare da lui la mnemotecnica.

    Perché il filosofo accetta il rischio di rientrare in Italia?
    Secondo il Corsano lo si comprende se si considerano i testi di magia nera che Bruno ha scritto in Germania prima del rientro a Venezia: sono scritti terribili in cui il mago italiano sviluppa tecniche per realizzare "legamenti" magici e soggiogare così le persone che si intendono asservire ai propri scopi. Forte di queste tecniche Bruno intenderebbe nientemeno che recarsi a Roma e conquistare il Papa, spingendolo a riformare il cattolicesimo in senso magico-egiziano: un progetto incredibile che fa dire alla Yates, una studiosa solitamente molto prudente, che il filosofo è ormai ai confini della follia, del delirio conclamato.

    Il Mocenigo però rimane sconvolto da quanto vede e sente fare dal suo ospite - in particolare dalle sue bestemmie - e lo denuncia all'Inquisizione con accuse molto precise; il tribunale veneziano lo arresta senza esitazioni.

    Inizia in tal modo la fase veneziana del processo di Giordano Bruno che si conclude con una spettacolare e spontanea abiura da parte del filosofo di Nola, che ritratta le sue convinzioni - non si sa quanto sinceramente - e invoca il perdono dei giudici promettendo di ravvedersi. Il Sant'Uffizio romano ha però deciso di avocare a sé la causa e ottiene dalla Repubblica di Venezia il trasferimento dell'imputato: inizia così la seconda parte del processo, che si svolge a Roma a partire dal febbraio del 1593 per ben sette anni. L'Inquisizione romana si muove con una scrupolosità straordinaria: verbalizza minutamente numerosissimi interrogatori, fa analizzare da teologi esperti tutte le opere di Bruno, sottopone ripetutamente al filosofo elenchi di errori filosofici e teologici che gli chiede di abiurare, fornendo all'inquisito ampi mezzi di difesa.

    Contrariamente a quanto si è abituati a pensare, la cella in cui Bruno viene rinchiuso e dove rimarrà per sette anni è - a detta del grande storico Luigi Firpo - un luogo abbastanza vivibile, ampio e luminoso, dove la biancheria viene cambiata due volte alla settimana e dove l'imputato può usufruire di vari servizi come il barbiere, i bagni, la lavanderia. Nei verbali rimane traccia, ad esempio, della richiesta avanzata da Bruno di avere un cappello di lana per l'inverno e una copia della Summa di Tommaso, richieste prontamente soddisfatte.

    A Roma, nel corso del 1597, forse subisce una seduta di tortura; "forse" perché non va dimenticato che per l'Inquisizione la semplice minaccia di ricorrere alla tortura viene registrata nei verbali come tortura effettivamente somministrata.

    All'inizio del 1600 il Tribunale presieduto dal cardinale Bellarmino, che ha tentato in tutti i modi di convincere il filosofo dei suoi errori, dopo una lunga serie di ultimatum posti al Bruno, a cui egli risponde con la promessa di voler abiurare, per poi tornare sui suoi passi, decide di consegnarlo al braccio secolare: si arriva così al tragico rogo del 17 febbraio 1600.

    Dunque la morte di Bruno, per quanto tragica, se contestualizzata nel momento e nelle condizioni storiche in cui avvenne, non ha nulla né di misterioso, né di barbaro; ed anzi si può affermare, senza essere temerari, che pochi altri processi - non solo cinquecenteschi - hanno visto da parte dei giudici mettere in atto un comportamento così scrupoloso e corretto, così moralmente e deontologicamente irrepresensibile.

    E' largamente noto come nessun altro processo inquisitoriale quanto quello di Giordano Bruno, sia stato usato, innanzitutto dalla massoneria ottocentesca, come strumento d'attacco alla Chiesa Cattolica. L'operazione è stata condotta presentando in modo distorto la natura del processo stesso.

    Bruno in realtà, sospettato già in gioventù di crimini assai gravi, frate apostata e fuggiasco, in qualunque luogo abbia soggiornato in Europa è giunto immancabilmente a provocare aspre reazioni a lui avverse, in particolare nei paesi protestanti, dovendo a più riprese fuggire precipitosamente. Inoltre non è stato un pensatore puro e disinteressato, ma, al contrario, si è impegnato in progetti politici di fatto sovversivi svolgendo, probabilmente, attività di spionaggio, e sognando addirittura, prima dell'arresto, di sedurre il Papa e di rinnovare personalmente la religione cattolica per trasformarla in un nuovo culto "egiziano". Mago oltre che filosofo, il suo processo è uno dei più corretti e rigorosi che mai il Sant'Uffizio abbia condotto: al punto che i giudici giungono ad alterare le procedure pur di dargli un'ulteriore possibilità di ravvedimento".

    MATTEO D'AMICO: Giordano Bruno. Chi era veramente?

    MXM
    Ceterum censeo BNS (BCE, FED ecc.) delendam esse

    • Insomma, il Nostro ne ha fatte troppe...
      Oggi vado alla conferenza, poi ti racconto.

      • Per favore Jack, se vai alla conferenza, puoi chiedere al relatore di commentare quanto riportato sopra da MATTEO D'AMICO?:

        "Un altro storico inglese, John Bossy, nel 1991 pubblica un testo fondamentale, "Giordano Bruno e il mistero dell'ambasciata", in cui avanza la tesi che Bruno a Londra si sia posto al servizio dei servizi segreti di Sir Walsingham, aiutandoli a sventare i complotti dei cattolici inglesi, giovandosi a questo scopo anche delle confessioni che carpisce in qualità di sacerdote all'ambasciata francese di cui è ospite"

        Faccio notare che la persecuzione anglicana nei confronti dei cattolici inglesi pare abbia fatto più di settantamila vittime.

        Se fosse vero che Bruno Giordano faceva il delatore per far uccidere i cattolici, non mi sentirei di dire che questo frate debba essere preso come esempio per la libertà intellettuale.

        MXM
        Ceterum censeo BNS (BCE, FED ecc.) delendam esse

  • Matteo D'Amico esordisce affermando di non sapere se Giordano Bruno simbolizzi un "paradigma universale della libera ricerca e del diritto a conoscere", tuttavia sa per certo, così almeno si evince dalla sua conclusione, che Bruno "non è stato un pensatore puro e disinteressato", perchè "impegnato in progetti politici di fatto sovversivi, svolgendo, probabilmente, attività di spionaggio". Per capire, da subito, l'inattendibilità e la faziosità dellla sua ricostruzione-interpretazione della vicenda bruniana, penso sia sufficiente questa palese auto-contraddizione, ossia quella che nasce dal dichiarare, all'inizio, di 'non-sapere' se Bruno simbolizzi o no il valore universale della libertà di ricerca e di conoscenza, e di affermare poi, in conclusione, di 'sapere' che lo stesso Bruno era, tutto sommato, un pensatore calcolatore, egoista e spione. A destituire di qualsiasi fondamento tali calunnie, credo sia sufficiente ricordare che l'identificazione di Giordano Bruno con una misteriosa spia, Henry Fagot, non è sostenibile sia perchè le lettere di quest'ultimo erano scritte in una grafia che non corrispondeva per niente a quella di Bruno, sia che la datazione di tali lettere non corrispondeva ai tempi di permanenza dello stesso Bruno in Inghilterra. Con tutta probabilità, D'Amico premette quel "probabilmente" alla denigratoria accusa di spionaggio, anche perchè è a conoscenza di questi dati. Pervasa com'è da un integralismo cattolico di fondo, l'obiettivo di questa infelice ed infamante ricostruzione della vicenda esistenziale ed intellettuale di Giordano Bruno è quello, allora, di denigrare il più possibile la figura del grande Nolano, per giustificare e, sostanzialmente, assolvere moralmente, invece, il tristo operato dell'Inquisizione cattolica. Pare che, per D'Amico, verbalizzare gli interrogatori, analizzare gli errori filosofici e teologici, imporre l'abiura, bastino a dimostrare la "scrupolosità straordinaria" dell'Inquisizione romana, e che questa (scrupolosità) sia sufficiente a far sì che processi e condanne non debbano essere mai considerati "barbari", e che, inoltre, basta che i giudici si attengano ad "un comportamento scrupoloso e corretto", perchè possano essere ritenuti "moralmente e deontologicamente irreprensibili". Secondo questo modo di vedere, allora, è sufficiente collocare qualsasi procedimento giudiziario nel suo contesto storico per considerarlo improntato, sempre e in ogni caso, ad innegabile verità e giustizia e per essere così assolto da ogni eventuale responsabilità morale. Ma, infine, questo dovrà valere non solo per il processo e la condanna di Giordano Bruno, ma anche per quelli intentati a Socrate e a Gesù, solo per richiamare i due casi più emblematici. Non c'è che dire, questo è proprio un bel modo per saltare a piè pari le "leggi non scritte degli dei".

    Alfio Fantinel

    • In effetti Socrate, Gesù e Giordano Bruno sono stati uccisi, tutti e tre, dallo Stato (il papato nel caso di Giordano Bruno).
      E i processi dello Stato sono spesso (almeno all'apparenza) molto scrupolosi e "legali", ma, ahimè, spesso "illegittimi".
      Anche quello cui dovette soggiacere Giordano Bruno era "legale", ma indiscutibilmente "illegittimo".
      Su questo non ci piove. A meno che non fosse stato corresponsabile nell'uccisione di molti cattolici (come lasciato intravedere da D'Amico citando John Bossy e confutato invece fermamente da Alfio Fantinel).
      Personalmente ho trovato sconveniente il titolo della conferenza e la didascalia a margine perché mette in contrapposizione due cose diverse: una filosofia e la dottrina cristiana, non tanto come tale, ma per il modo attraverso il quale essa fu difesa dalla Chiesa Cattolica.
      Da un lato ci sono i "comportamenti" attraverso i quali Giordano Bruno difese la sua filosofia e la Chiesa cattolica la sua dottrina.
      Dall'altro c'è la filosofia di Giordano Bruno e la dottrina cristiana della Chiesa cattolica, depurate dai comportamenti dell'uno e dell'altra.
      Il primo termine del confronto può essere risolto attraverso l'analisi storica, la più accurata possibile.
      Il secondo invece lo si può affrontare studiando e comparando la filosofia di Giordano Bruno e la dottrina cattolica.
      Per quanto mi riguarda "il dolce e sublime profumo della verità che sancisce l'immortalità dell'essere umano" io l'ho trovato nel cristianesimo, non in Giordano Bruno.

      MXM
      Ceterum censeo BNS (BCE, FED ecc.) delendam esse

      • Ma Giordano Bruno è stato ucciso non in quanto ritenuto "corresponsabile dell'uccisione di molti cattolici" - crimine questo, peraltro, del tutto inventato: anche su questo non ci piove! - , ma perchè il Nolano sosteneva convinzioni e idee in contrasto con la dottrina cattolica. Per questo, allora, ciò che io trovo non solo sconveniente, ma anche del tutto fuorviante, è scrivere: "A meno che non fosse stato corresponsabile ...", questo sì che significa confondere piani e cose diverse. In quanto, poi, al "profumo della verità", ognuno è libero - ed è proprio di questa libertà che Giordano Bruno è stato privato dalla violenta intolleranza delle Chiesa cattolica - di cercalo e di sentirlo dove lo porta la sua libera e autonoma coscienza. Se non sbaglio, infine, mi sembra che una (o la) verità che dovrebbe ispirare la dottrina cattolica, dovrebbe consistere in quella 'pratica dell'amore' (cfr. Mt 7,21) che si pone ancor più e prima di qualsivoglia teorizzazione metafisica. Alfio Fantinel

        ----Messaggio originale----

        Da: notifications@disqus.net

        Data: 18/02/2013 3.27

        A:

        Ogg: [ticinolive] Re: Al Rivellino la vera storia di Giordano Bruno – Perì sul rogo in Campo de’ Fiori 413 anni fa

        -->

        Dicolamia2013 wrote, in response to Alfio Fantinel:

        In effetti Socrate, Gesù e Giordano Bruno sono stati uccisi, tutti e tre, dallo Stato (il papato nel caso di Giordano Bruno). E i processi dello Stato sono spesso (almeno all'apparenza) molto scrupolosi e "legali", ma, ahimè, spesso "illegittimi". Anche quello cui dovette soggiacere Giordano Bruno era "legale", ma indiscutibilmente "illegittimo". Su questo non ci piove. A meno che non fosse stato corresponsabile nell'uccisione di molti cattolici (come lasciato intravedere da D'Amico citando John Bossy e confutato invece fermamente da Alfio Fantinel). Personalmente ho trovato sconveniente il titolo della conferenza e la didascalia a margine perché mette in contrapposizione due cose diverse: una filosofia e la dottrina cristiana, non tanto come tale, ma per il modo attraverso il quale essa fu difesa dalla Chiesa Cattolica. Da un lato ci sono i "comportamenti" attraverso i quali Giordano Bruno difese la sua filosofia e la Chiesa cattolica la sua dot trina.
        Dall'altro c'è la filosofia di Giordano Bruno e la dottrina cristiana della Chiesa cattolica, depurate dai comportamenti dell'uno e dell'altra. Il primo termine del confronto può essere risolto attraverso l'analisi storica, la più accurata possibile. Il secondo invece lo si può affrontare studiando e comparando la filosofia di Giordano Bruno e la dottrina cattolica. Per quanto mi riguarda "il dolce e sublime profumo della verità che sancisce l'immortalità dell'essere umano" io l'ho trovato nel cristianesimo, quale tramandato dalla Chiesa cattolica, non in Giordano Bruno.
        MXM
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        Link to comment

        • Ho scritto che il processo al quale è stato sottoposto Giordano Bruno era "legale" ma indiscutibilimente "illegittimo". Lo sarebbe stato (legittimo) probabilmente se Bruno fosse stato accusato della complicità nell'uccisione di molti cattolici, cosa da te confutata, penso giustamente. Questo intendevo dire.
          Per il resto non mi ripeto.

          MXM
          Ceterum censeo BNS (BCE, FED ecc.) delendam esse

  • La stratetegia dicolamiana dilaga...
    Jack the Ripper butta il sasso, in questo caso Giordano Bruno. Tema ghiotto per i revisionisti di ogni partito. Dicolamia "taglia" e "incolla" da "veline" teoretiche perlopiù antistoriche chilometrici post. Ad usum populi. Poi bisogna trovare (nello specifico) un Alfio Fantinel (grazie!) che si prenda la briga di rispondere per riportare le cose sotto la giusta prospettiva. In assenza di contraddittorio tutto il dicolamiano pensiero sarebbe passato come verità. Meditate gente, meditate...

    PS. Ma alla fin fine JtR avrà poi chiesto al relatore un'opinione sulla "velina" del D'Amico? E Davide Rossi cos'ha risposto?

    • Io non ho buttato alcun sasso.
      Ho visto l'annuncio su TL, ho preso la macchina e sono andato al Rivellino.
      Ho posto a Davide Rossi la domanda che mi era stata affidata da Dicolamia.
      La risposta che ho ricevuto circa l'attività "spionistica" di Bruno alla corte di Elisabetta I non è stata nettissima. Rossi l'ha dichiarata "plausibile", senza spingersi oltre, tracciando anche un collegamento con analoghe attività "veneziane" del grande Nolano.

    • Non c'è nessuna strategia, credimi. Ho studiato Giordano Bruno al Liceo e non mi riconosco nel suo pensiero. Ha filosoficamente cercato di distruggere la figura di Cristo e tanto mi basta per non considerarlo affatto artefice di quella che nella didascalia è stata definita (secondo me impropriamente, oltre che con enfasi eccessiva) la "filosofia delle filosofie che unisce tutti i saperi e ha il dolce, sublime profumo della verità". Sul lato dei "comportamenti" non credo che possa essere elevato a paladino della libertà di pensiero, avendo dato dell'asino a mezza Europa, e ciò prescindendo da cosa possa aver fatto in Inghilterra, anche se, epidermicamente, sono più incline a sposare la tesi di Fantinel che quella di John Bossy, ripresa dal D'AMICO, e ciò nonostante che Rossi l'abbia definita "plausibile" (grazie Jack per il feedback).
      Certo, Giordano Bruno, ha subito da parte della Chiesa cattolica un supplizio atroce. Ma, se mettiamo in fila tutti i martiri degli Stati, il mondo è pieno di Giordano Bruno (a cominciare da Socrate, Gesù ecc. e milioni di altre vittime innocenti e sconosciute).
      L'insidia non sta tanto nel narrare la storia così com'è avvenuta: quella di Bruno, quella della Chiesa cattolica e di tutti e due insieme, ma nel far discendere dal comportamento della Chiesa cattolica nei confronti di Bruno una conseguenza, da parte mia, non condivisibile: che la filosofia di Giordano Bruno, che già mi aveva fatto "inorridire" al liceo, sia la "verità" e la dottrina di chi l'ha ucciso sia invece una menzogna.

      MXM
      Ceterum censeo BNS (BCE, FED ecc.) delendam esse

  • Giordano Bruno: "Veda se mentre si dicono ministri d'un che risuscita morti e sana infermi, essi son quei che peggio di tutti gli altri che pasce la terra stroppiano gli sani et uccidono gli vivi, non tanto con il fuoco e con il ferro, quanto con la perniciosa lingua" (da Spaccio de la bestia trionfante) - ma per Bruno anche col ferro e il fuoco! -. Personalmente, inorridisco al pensiero che si possa far discendere una qualche "verità" da una dottrina (e tanto più da quella cristiana!) che uccide chi la pensa diversamente da quella stessa dottrina.
    Alfio Fantinel

    • Non è la dottrina cristiana che ha ucciso Bruno. "Non uccidere" è uno dei dieci comandamenti e "Ama il prossimo tuo come stesso" è quanto Cristo ci ha insegnato. È l'uso che si fa di una dottrina e del potere che può derivarne (come da tutte le dottrine) che può portare ad agire in modo opposto a ciò che la dottrina insegna. Il cristianesimo in questo è "storicamente" in buona compagnia. Il mondo è pieno di gente che agisce male nella ferma convinzione di difendere il bene. Ma ciò non vuol dire che il loro agir male debba attribuirsi al bene in sé.

      MXM
      Ceterum censeo BNS (BCE, FED ecc.) delendam esse

  • Le cose non stanno proprio così, caro Dicolamia. Non si può partire sparando un pistolotto "contro" e poi alla luce di una chiarificante contestazione (Fantinel) retrocedere, stemperare, sostituire, ridurre la teoria iniziale al semplice "plausibile". In effetti la “figura di Giordano Bruno” (come altre vicende storiche) è combattuta con "tutti" i mezzi dai cosiddetti risvegli fondamentalisti. Un processo di ristrutturazione simbolica che vuole riscrivere in termini socio-religiosi la gerarchia di valore fra veritas e auctoritas, vista quest'ultima quale interprete fedele e autentica. In questo caso si usa il classico mezzo "ad hominem": le opacità del Bruno messe in risalto per piegarne il suo significato trascendente. Tutto questo, caro Dico, nel tentativo di restaurare nei sistemi cognitivi degli individui una continuità fondatrice, un flusso di significati “indiscutibili”. Generalmente il dispositivo che concretamente consente ai fondamentalisti di connettere autorità e verità è l'affermazione dell'esistenza di una “fonte di verità” indubitabile, nel quale ogni credente può (deve) trovare una risposta ai propri problemi e alle proprie ansie.

    • L'aggettivo "plausibile" l'ha usato per primo Rossi. Io ho posto la domanda e, come detto, ho dato fiducia a Fantinel, non in base a dati oggettivi, ma perché mi è sembrato sicurissimo di ciò che affermava.
      Per il resto hai ragione: io non sono un relativista, sono un cristiano fondamentalista. Quindi la filosofia di Giordano Bruno è lontana mille miglia dalla verità in cui io credo. Non lo considero un'alfiere, né della verità né della libertà, anche se riconosco la responsabilità esclusiva della Chiesa cattolica nella sua morte. Giovanni Paolo II l'ha pubblicamente riconosciuto, anche se la filosofia di Bruno non è mai stata accettata dalla Chiesa né allora né oggi, né mai lo sarà.
      Postilla: il fatto che io sia un fondamentalista (sarà la terza volta che me lo dici e che ti do ragione) non vuol dire che è mia intenzione metterti al rogo. Parla e credi in ciò che vuoi, come faccio io. Ma non ricordarmelo ogni cinque minuti :-)

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