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Quelli dei salari indecenti – Carlo Curti tifa Minder

(fdm) Molti dicono (li abbiamo sentiti anche noi): per votare all’iniziativa Minder bisogna votare NO alla stessa (il paradosso dell’elettore). A questo punto ci sono due possibilità: A) costoro hanno ragione  B) costoro non vogliono affatto l’iniziativa Minder e spingono in favore del controprogetto perché è ampiamente “annacquato” e non può far male a nessuno. Noi in verità non sappiamo se A) o B). Carlo Curti la (sua) risposta ce l’ha.

POST SCRIPTUM. Anche Vasella ci sta mettendo del suo…


A volte ci mettono pure la faccia. Così, tanto per fare i democratici e soprattutto quando intuiscono che, male che vada, i cambiamenti non cambieranno nulla. Il popolo svizzero è noto per avere, da sempre, un’infinita pazienza e una memoria prodigiosa. Bene, allora si ricordi di questi sei politicanti (3 PLR, 2 PPD e 1 UDC) dei quali, per rispetto della privacy, tralasciamo i nomi: Abate, Cassis, Pelli, Regazzi, Romano e Rusconi.

Sono, l’avrete capito, quelli dei “salari indecenti, cui è ora di mettere un freno” ma non (secondo loro) votando il 3 marzo prossimo l’iniziativa Minder, bensì il controprogetto del parlamento perché, solo questo, combatterebbe il problema alla radice. Vediamo come. Prima di tutto perché fornisce strumenti concreti agli azionisti, poi perché tutti i parlamentari l’hanno accettata (Minder escluso) e infine perché entrerebbe in vigore rapidamente, mentre l’iniziativa per essere tradotta in legge richiederebbe interminabili dibattiti parlamentari. Questo il succo del loro messaggio agli elettori che i ticinesi troveranno sui cartelli pubblicitari e sui quotidiani.

Proviamo a tradurre questa loro “risoluzione strategica”.

1. Si è accertato che troppi manager sono stati ricompensati con bonus da cinque, dieci, venti milioni l’anno anche quando le ditte per cui lavorano vanno male e licenziano centinaia di persone? Nessun problema; facciamo in modo che siano gli azionisti di quelle ditte che decidano cosa fare, non la comunità e gli enti pubblici a cui invece vanno accollati i costi di sostegno, gestione e ammortamento dei danni provocati. Il pubblico non deve interferire sul privato se non per aiutarlo a ripianare i debiti, mica i guadagni.

2. Riesce un’iniziativa che tenta di ristabilire almeno un po’ di dignità nella giungla delle paghe milionarie? Bene prima i nostri rappresentanti in parlamento tenteranno di insabbiarla (nel nostro caso cinque anni di tentativi) poi si vada pure al voto e, se per caso dovesse passare, avremo sempre l’opportunità di snaturarla in altri anni di dibattiti alle due camere. Se passa ciò che noi sosteniamo, invece, il controprogetto entrerà in vigore subito.

Capito? E questi sarebbero i rappresentanti del popolo? Tenetevi bene a mente le loro facce e alla prossima tornata elettorale cercate di cambiare cavallo se non volete dare ragione all’anonimo sprayer che sul portello di un deposito interrato per i rifiuti, fra Viganello e Pregassona, ha scritto in rosso: Urna!

Carlo Curti, Lugano

Relatore

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  • Caro Curti, il tuo ragionar non fa un plissé. Il problema nelle cosiddette post-democrazie è che il "popolo" prima vota e poi, nella migliore delle ipotesi, s'accorge. In realtà il popolo vota coloro che il mainstream vincente colloca sui piani alti della popolarità. Il dilemma della rappresentanza è consustanziale alla propaganda. Quindi chi ha più mezzi, ha più elettori. Questa è una delle ragioni per le quali anche il populismo non sarà mai una soluzione genuina. In realtà il fenomeno dovrebbe essere rovesciato. Prima t'accorgi e poi voti. Questo può avvenire solo attraverso una costante, precisa, puntuale controinformazione.

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